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U2, 360°Tour e Ed Sheeran: parla Arthur Fogel

Inserito da on settembre 6 – 07:57 | 457 visite

Come tutti ricorderete, nelle scorse settimane il Divide Tour di Ed Sheeran ha superato i record di incassi, e di spettatori paganti, detenuto dal 360°Tour degli U2, raggiungendo la somma di 775.591.676 dollari, con ben 8.880.927 biglietti venduti, in duecentocinquantacinque concerti. La band irlandese si esibì in centodieci show, dal 30 giugno 2009 al 30 luglio 2011, incassando 735.4 milioni di dollari, per un totale di 7.315.970 biglietti venduti.

Qualche giorno fa, Arthur Fogel, Presidente delle divisioni Global Music e Global Touring di Live Nation, nonchè promoter della band irlandese da circa vent’anni, ha rilasciato un’interessante intervista a Andy Gensler per Pollstar, soffermandosi sulle differenze tra il Divide Tour e il 360°Tour, lo sviluppo dell’attuale mercato live internazionale, e un primato che gli U2 potrebbero ancora oggi detenere:

Vi proponiamo la nostra traduzione integrale

– Quando per davvero ti soffermi sul 360° Tour degli U2, è incredibile immaginare che i suoi record di incassi e biglietti venduti siano potuti rimanere ineguagliati per ben otto anni.-

“Si, decisamente. Il tour si è protratto per tre anni, dal 2009 al 2011. Nei nostri piani doveva durarne solo due, ma nel mezzo di quel lasso di tempo ci fu l’operazione alla schiena di Bono. Avremmo dovuto suonare negli Stati Uniti nel 2010, ma abbiamo dovuto posticipare il tutto di un anno, dovendo esibirci negli stadi obbligatoriamente in estate e agli inizi dell’autunno.”

– Gli U2 hanno tenuto 110 concerti, meno della metà dei 255 di Ed Sheeran; così, su due piedi, sembra proprio che si tratti di due cose completamente diverse, tenuto conto di parametri alquanto discordanti. –

“Si ma, ascoltami, a loro vanno fatti i complimenti, è un grande successo. E, aggiungo, è divertente, perché all’epoca tutti affermavano: “Questo record non sarà mai battuto”. E’ un po come “Beh, hai presente Babe Ruth, no?” I record sono fatti per essere superati. Ed è una cosa giusta. Sicuramente non sbagliata. Ancora congratulazioni a lui, è un grande riconoscimento. Ma sicuramente, si tratta di due primati differenti.”

– Molto è cambiato nel business dei concerti negli ultimi otto anni, soprattutto per quel che riguarda i mercati internazionali. –

“Un aspetto molto interessante è che gli U2 non hanno mai fatto concerti nel Sud-Est dell’Asia. Ci andremo più avanti nell’anno con il The Joshua Tree Tour, per la prima volta saremo a Singapore, a Seul, e a Manila. Se vent’anni fa c’erano venti o trenta mercati, o Paesi, dove era consuetudine esibirsi live, oggi ce ne sono probabilmente cinquanta o sessanta. Non ci esibimmo in Giappone perchè i costi per trasportare il Claw sarebbero stati troppo onerosi. Era un impegno incredibile considerata la sua enorme struttura. Ne avevamo tre di quei palchi, ed era logisticamente impossibile, in termini di dimensioni e costi, provare a portarli così troppo lontanto.”

– Quanti camion aveva il The Claw? –

“Se non ricordo male, per ogni singolo Claw ne servivano almeno quaranta. Quindi, per tre palchi, centoventi tir. Inoltre, c’era tutta la nostra produzione, audio, luci, e tutto quanto il necessario per ogni concerto, e, se la memoria non mi inganna, arriviamo a cinquanta camion. Così, considerata ogni cosa, ci attestavamo tra i centosettantacinque e i duecento tir complessivi. In qualsiasi momento, avremmo avuto sulle strade ben 200 camion per tre Claw.”

– Vedere Ed Sheeran esibirsi da solo, con grandi schermi LED e i pedali ti ha spezzato un po il cuore? –

“Dio lo benedica. Ma è decisamente un’equazione differente.”

– Un’altra differenza è stata il modello economico di Sheeran di applicare prezzi più bassi, senza pacchetti VIP, ed esibirsi per più date negli stadi? –

“Noi abbiamo tenuto più concerti in alcuni stadi. C’erano un paio di motivazioni per cui venne fuori l’idea del palco a 360°: una era l’idea di suonare a 360° negli stadi. Ovviamente la cosa era già stata fatta nelle arene in passato, molte volte, ma mai in uno stadio. Quindi, fu una di quelle innovazioni concettuali solo immaginare di poter fare uno show a tutto tondo in uno stadio, dove hai bisogno di creare una struttura di supporto per ogni cosa da tenere sollevata. Non c’erano tetti di copertura, e questo era un lato dell’equazione. L’altro aspetto dell’equazione era l’abilità di suonare in determinati posti, come al Rose Bowl. Per quel concerto vendemmo 97000 biglietti, che rappresentava la capacità di due ordinari show al Rose Bowl. Quindi il concetto fu, “Ok, come puoi fare meno concerti per più persone, e dare senso al tutto?”. In media la capienza guadagnata fu ovunque dal 30% al 50%.”

– E non avevate alcuna zona morta negli stadi? –

“Nessuna.”

– Quindi per quel periodo i concerti furono quelli con più pubblico mai avuto in molti stadi. –

“Si, sicuramente. E fu interessante perchè mi ricordo fosse come una sorta di codice che avevamo decifrato su come organizzare il tutto; poi ti ritrovi lì seduto, e ti viene chiesto, “Non è rimasto nulla da coprire, giusto? Non puoi nascondere seggiolini vuoti in una configurazione a 360°.” Così poi ci ponemmo la domanda: “Ce la faremo a vendere tutti i biglietti?”, e io, rispondo, sì certamente. E così per settimane, e mesi, prima che mettessimo i biglietti in vendita, me la sono “fatta sotto nei pantaloni”, perchè se anche non hai venduto cinquemila posti, vedrai seggiolini vuoti. Per me quella è stata la parte più stressante di come tutto poi si è sviluppato.”

– Ma qualche volta è mai capitato? –

“No.”

– Quando avete iniziato il tour, avevate mai pensato poteste infrangere il record del Bigger Bang Tour dei Rolling Stones, o si trattava solo del concept del 360° Tour? –

“No, si trattava esclusivamente di ciò: “Hey, tutto questo non è mai stato realizzato, è innovativo. Sarà una grande esperienza.” Nessuno aveva solo lontanamente immaginato che il tour avrebbe avuto potenzialità da record.”

– Fu stressante una volta che il 360° Tour iniziò? –

“Mi ricordo molto bene le tensioni iniziali per organizzare il tutto e pianificare le vendite, ma una volta che la cosa prese piede, non fu poi così stressante. Fu molto intenso, senza dubbio, perchè era un’idea enorme e complicata, ma alla fine, quando hai a disposizione il miglior team possibile per questo genere di cose, come Jake Berry (manager di produzione) che è un maestro, riuscimmo a sistemare al meglio tutto.”

– Ti ha mai chiamato che era disperato, o qualcosa del genere? –

“No. Nemmeno quando Bono ha avuto il suo infortunio, che mi sembra accadde due giorni prima l’inizio della leg americana, a Salt Lake City. E avevano già iniziato a montare il Claw. Erano tutti lì, in quel momento, e tutto era in via di realizzazione. Ed ecco quello che mi disse alle quattro del mattino, telefonandomi, (l’allora manager degli U2) Paul McGuinness: “Mi dispiace per quello che sto per dirti, ma non è per niente bello.”

– Volendo puntualizzare, hai inteso dire che i costi sono stati altissimi con quelle centinaia di tir e gli imponenti claw; siete riusciti ad avere buoni guadagni comunque, grazie a quello straordinario record di incassi? –

“Certamente, con un record di oltre 700 milioni di dollari lordi incassati ci avresti sperato. Nonostante i costi fossero incredibili, il tour si rivelò un azzardo di grande successo. Ma ogni cosa fu grande. Lo show era imponente, i numeri immensi, i costi altissimi.  L’evento con l’incasso maggiore fu quello di San Paolo, i tre concerti brasiliani ottennero ben 32 milioni di dollari. Queste cifre sono più alte di quelle ottenute da Sheeran in una singola città, l’incasso maggiore che ha avuto è stato 28 milioni di dollari a Wembley, per quattro concerti. Davvero, fu straordinario. Mi ricordo che il Brasile e Città del Messico furono eventi pazzeschi. Credo facemmo tre show allo Stadio Azteca, e vendemmo qualcosa come 270.000 mila biglietti, o giù di lì, assurdo. Quando sei lì, e i numeri sono così inimmaginabili, soprattutto le vendite dei biglietti, resti sbalordito a dir poco.”

– Con Ed Sheeran detentore del record di incassi, sembrerebbe che, con tre differenti Claw e duecento tir, gli U2 possano ancora mantenere il primato dei costi più alti di produzione. –

“Questo record potrebbe forse non essere mai battuto, e non so se è una cosa buona o meno, ma per noi fu una sfida incredibile, e l’abbiamo vinta. Fu veramente meraviglioso. La cosa divertente è che stiamo creando un database interno, ho iniziato a collaborare con gli U2 nel 1997 con il PopMart Tour, e poi sono diventato il loro promoter/produttore generale. Stiamo parlando di venti anni fa. Senza includere il The Joshua Tree Tour che più avanti nell’anno inizierà, gli U2 hanno venduto 21.062.755 biglietti, in sette tour.”

– Straordinario. Ed Sheeran ha terminato il tour con circa 8.800.000 biglietti venduti. –

“Wow, davvero incredibile.”

– La sua filosofia si avvicina a un qualcosa come volume, volume, volume, teniamo i prezzi bassi e facciamo entrare le folle. –

“Sicuramente è una grande idea. E dò loro tutto il merito, e Dio benedica la gioventù perchè fare duecentocinquanta e più  concerti è veramente tantissimo, ma diventa più dura man mano che gli artisti invecchiano. Forse non per Elton John, ma per chiunque altro nel mondo sì.”

– Il manager di Sheeran, Stuart Camp, ha affermato: “Non penso che sia solo una coincidenza che la mia band preferita fossero gli U2. Non voglio certamente mettere noi a quel livello, perchè loro, senza dubbio, hanno mantenuto la loro carriera per molto più tempo. Molto umilmente per noi essere accostati a loro, o nominati in un discorso insieme ad una band così importante per i concerti, è motivo di orgoglio.” Quale è la tua reazione alle sue affermazioni? –

“Beh, queste sono parole veramente molto gentili da parte sua, davvero gentilissime.”

 

Articolo originale Q’s With Arthur Fogel: What A 360-Degree Difference Eight Years, 200 Trucks And Three ‘Claws’ Can Make di Andy Gensler per Pollstar

Foto in evidenza © Screen video U2.com

Video ©  U2, U2gigsU2.com via U2DreamOutLoud

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