U2 The Joshua Tree Tour 2019

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Bono: “Ecco come sono rinato”

Inserito da on novembre 7 – 17:01 | 6.020 visite

Traduzione integrale dell’intervista di Brendan O’Connor per l’Indepent.ie U2: Exclusive interview as Brendan O’Connor enters the belly of the beast (U2: l’intervista esclusiva di Brendan O’Connor che entra nella tana del lupo)

U2 – Bono, The Edge, Larry Mullen Jnr and Adam Clayton. Portrait by Anton Corbijn

 

Quando l’impensabile è successo al recente concerto di Berlino degli U2 e Bono ha perso la voce, sarebbe potuta essere la fine. Bono racconta a Brendan O’Connor di quel momento inquietante, della crisi di fede scatenata da un’esperienza di pre-morte, del rivivere la morte di sua madre sul palco ogni sera e del dono di un ulivo da parte del Papa.

The Showman

In questo momento a Madrid, Bono è come un bambino piccolo. Un bambino piccolo e vulnerabile. Sembra fragile. Lo avvolgeresti nell’ovatta. La sua voce, che ha appena cantato per decine di migliaia di persone, è flebile. “La qualità si riduce man mano che si va avanti“, dice in seguito.

È sbagliato parlare con lui proprio ora in questo momento così intimo mentre si allontana dal palco, ma i ragazzini vulnerabili hanno bisogno di approvazione e dimostrano che le persone, anche se sono Bono, ne hanno bisogno, quindi gli dico che penso che sia stato il miglior concerto degli U2 che abbia mai visto. Stranamente, in questo momento, proprio ora, non c’è nessun altro lì a dirglielo. Anche il resto della band se n’è andato, portati all’aeroporto appena l’ultima nota è stata suonata, per tornare a casa stasera a Dublino.

U2 – Larry, Adam, Bono and The Edge. Photo by Olaf Heine

Poi qualcuno avvolge un asciugamano attorno a Bono, il che sembra appropriato, e qualcuno gli porge una bottiglia d’acqua. Sembra lottare per un momento su come afferrare questo oggetto, forse per capire bene cosa è. È, per ora, svuotato, vuoto. Perché ha lasciato tutto lì fuori sul palco, per tutte quelle persone. Perché questa è la promessa degli U2, quella che lui chiama la promessa del punk-rock. Non fai solo il concerto. Devi andarci davvero ogni sera, con tutto se stesso, per trovare quello che Bono chiama senza mezzi termini La Cosa.

Per Bono, in questo tour, significa rivivere ancora e ancora la morte di sua madre quand’era ragazzo. E come è riuscito a richiamare lei, e il suo ricordo, in una casa dove il suo nome è stato a malapena menzionato per molto tempo dopo la sua morte. Significa anche rivivere una crisi esistenziale, una crisi di fede che nasce dall’avvicinarsi alla morte come può accadere a una persona. E mentre si sta svolgendo parte del concerto, è il modo in cui avviene. Deve andare lì in qualche misura.

E anche se sai che a un certo livello lo fa tutte le sere, anche se lo hai visto farlo due anni fa, quel momento nello show in cui mostra quei video – l’unico prezioso ricordo che ha di sua madre – e quando canta The Ocean in Iris, la sua canzone per lei, sembra quasi osceno ritrarre cose così crude in un concerto rock ‘n’ roll.

È, forse, questa necessità di farlo davvero ogni sera che rende Bono ansioso e nervoso a volte il giorno del concerto . A volte si sveglia nauseante, pensando: “Non so se posso farlo“. Non esibirsi nel concerto, o cantare, ma trovare The Thing, la cosa  che “rende un martedì sera la vigilia di capodanno ovunque tu sia nel mondo“. Ecco perchè questo insieme di cose, questo immenso sforzo, questo show, e questa band sono cose fragili.

Sometimes You Can’t Make It On Your Own

Qualche settimana prima, a Berlino, è successo qualcosa che testimonia quanto tutto ciò sia fragile. Quando la voce di Bono improvvisamente è andata via, all’inizio del concerto, senza preavviso, The Edge ha continuato a suonare. Ma nella sua testa, mentre stava lì a suonare la chitarra, The Edge stava esaminando le opzioni. Avrebbe dovuto aumentare il suo sforzo e cantare? Poi si chiede se era il caso di chiamare qualcuno per trovare la voce preregistrata che a volte usano per le prove. E magari Bono potrebbe mimare il cantato. Sta ragionando su queste opzioni molto velocemente mentre continua a suonare, ma si rende conto che non possono farlo. Non sarebbe un concerto degli U2. Il concerto si interrompe mentre stanno ancora capendo cosa fare.

It was feared Bono might not be able to sing for years, while wife Ali was unaware of what had happened. Photo: Kevin Winter

Quando la band si riunisce dietro il palco, Bono non si sente tanto imbarazzato, ma soprattutto quasi evirato, come se si fosse fatto tagliare i capelli come Sansone: “L’uomo forte … senza forza“. La cosa che Bono trova più strana è che andava tutto bene con la sua voce. Ha fatto concerti con problemi alla voce in passato. Non hanno terminato il bis una volta circa 30 anni fa, ma non c’è mai stato uno show cancellato. Ma questa volta, dice, “E’ passato così troppo veloce dal cantare bene al non essere in grado di cantare affatto – questo è stato lo shock.

Sotto il palco, gli altri sono tutti molto comprensivi con lui. Anche il pubblico è stato gentile con lui. Hanno cantato la canzone – Red Flag Day – per Bono. Avrebbero anche cantato il resto del concerto per lui. Perché c’è un legame speciale tra pubblico e band. E, come sostiene The Edge sulle canzoni degli U2, “Una volta che le nostre canzoni sono state pubblicate, sentiamo che in qualche modo non sono più le nostre canzoni, appartengono a tutti quelli che ascoltano un album degli U2: questo spirito ci appartiene e ci supporta.”

Sotto il palco, viene contattato il foniatra di Bono, il Dr.Stephen Zeitels. The Edge parla con lui. Zeitels pensa, in gran parte perché la voce di Bono è andata via così rapidamente, che ci sia una possibilità del 70% che si tratti di un’emorragia vocale. Se è così, non va bene. Se è una brutta emorragia vocale, si parla di anni, se mai, per tornare a cantare.

Bono può raccontare addirittura che le persone intorno a lui stanno pensando che potrebbe essere tutto finito. Non solo il concerto, ma tutto il mondo U2. Ma Bono sa che non è finita. Sa che la sua voce non è compromessa. Poteva sentire che la sua voce stava funzionando. Sapeva che se ne sarebbe reso conto se fosse successo qualcosa di grave Ma Zeitels era irremovibile, il concerto non poteva andare avanti. La gola di Bono doveva essere controllata.

Anche ora, dopo poche settimane, alla tappa di Madrid, nessuno con cui parli sembra sapere esattamente quale fosse il problema. Bono dice che non sono sicuri, ma potrebbe essere stato uno spasmo vocale provocato da una reazione allergica a qualcosa. Potrebbe essere stato il fumo; potrebbe essere stato un blocco nel sistema di ventilazione.

Bono stava ascoltando vecchi nastri di recente, dei giovanissimi U2 che si esibivano al Marquee di Londra, nel 1981. La band suonava in modo incredibile, dice, “ma quello che non era straordinario ero io“. Gli altri tre sono sempre stati “dall’essere buoni a poi essere grandi“, pensa. E mentre riconosce che probabilmente era un buon frontman, un buon urlatore di città, uno spirito, un parafulmine, non pensa di essere stato un grande cantante. In questo momento, però, pensa di essere finalmente in pari con loro. Ognuno ora è al top della forma, ed è per questo che pensa che sia il momento migliore per vedere gli U2. Ha avuto questa sensazione nel bel mezzo di un concerto a New York di recente. La band era sull’estage, dove suonano insieme vicini tra loro per una buona parte del concerto. Stavano suonando Acrobat, dice Bono. The Edge stava eseguendo l’alchimia con la chitarra, Larry suonava come Ginger Baker e Adam era ruggente. E Bono ha capito questo. Che non si tratta degli anni ’80 o ’90; questo è il momento migliore in assoluto per andare a vedere questa band. Sono in una forma straordinaria, e lui ora è al loro livello.

Sto cantando come un usignolo ora“, mi dirà il giorno dopo, quando sarà di nuovo Bono.

Mentre saliamo su un ascensore dopo il concerto, sta lentamente tornando in sé. Si scusa ancora con sua moglie, Ali, per aver parlato sul palco del suo amore verso di lei, e del loro rapporto. Si era già scusato con lei durante il concerto. Mentre si sente sempre meglio, chiacchiera con sua figlia, Jordan, e con il suo ragazzo, che è proprio di Madrid. E poi è tornato ad essere Bono, balbettando un po ‘, parlando appassionatamente di tutto, dalla movida notturna dei madrileni, alla necessità per gli artisti di raccontare storie sul sogno europeo, nel modo in cui Hollywood ha propagandato per il sogno americano.

Spanish Eyes

The Edge and Bono on stage at the O2 in London.

Nel 1987 gli U2 si sono esibiti allo Stadio Santiago Bernabeu, la casa del Real Madrid. Fu veramente selvaggio, 90000 biglietti venduti; Bono ne conta quasi 120000 di persone. Si erano accalcati quasi sulla cima dello stadio per entrare. Il prato era distrutto. A quei tempi dell’originario The Joshua Tree Tour non c’erano gli schermi. Facevi affidamento alla musica, principalmente al basso di Adam Clayton, per riempire lo stadio e rendere la situazione omogenea. Bono è orgoglioso che, 30 anni dopo, questa band è ancora in grandissima forma. Quante persone, chiede, ironicamente, facevano parte del Manchester United 30 anni fa, ancora giocano?.

L’attore Javier Bardem c’era a quel concerto 30 anni fa. E questa volta è a tutti e due i concerti di Madrid. La seconda sera è frenetico. Potrebbe essere un metallaro dalle midlands a un concerto degli AC/DC negli anni ’80. Urla ogni parola di ogni canzone. Fa il verso della chitarra, dà i pugni in aria, si dimena, poga, il sudore è inarrestabile. Conosce perfino le parole di Spanish Eyes, una semi sconosciuta bside da The Joshua Tree che gli U2 hanno suonato questa sera. L’hanno eseguita principalmente perchè quando The Edge stava parlando con i fan durante il pomeriggio, lo hanno supplicato di farla al concerto. E a The Edge la sfida piace.

Ecco come è venuta fuori Spanish Eyes quella sera: cinque minuti prima che la band sale sul palco, sono tutti insieme in una stanza. Qualcuno sta cercando una versione recente di Spanish Eyes dal vivo. Non è un brano che eseguono spesso, e non la suonano da tanto. Ma The Edge è inflessibile. Viene fuori una versione da San Diego, ma non è quella che vogliono. Preferiscono quella eseguita a Mexico City, lo scorso anno. Adam è seduto su un divano, suonando tranquillamente un basso acustico. Bono canta parti del brano, indicando a The Edge le parti del suo cantato. Bono vuole anche il testo sul palco, tanto per essere sicuro.

Larry entra nella stanza. Larry fa sempre sedute di fisioterapia prima dei concerti. Il suo stile di batterista gli ha causato un po di usura fisica. Qualcuno dà una tazza di caffè a Larry. Pochi minuti prima del concerto, fa una breve conversazione con me di quando è andato a vedere il Real Madrid qualche sera prima ( Tutti negli U2, e nella loro organizzazione, sono impeccabilmente educati, qualsiasi sia la situazione). Qualcuno dice a Bono e The Edge che dovrebbero chiedere a Larry per l’aggiunta all’ultimo minuto nella setlist. A Larry non sembra scocciare la cosa. Fategli sentire l’inizio, così almeno sa quando deve entrare con la sua batteria. Gli suonano l’inizio del brano. Tutto ok, può andare.

Ha avuto il successo che meritava lo sforzo dell’ultimo minuto. Il pubblico, specialmente Javier, sono estasiati quando la canzone irrompe verso la fine del concerto. E non è sembrata proprio come se la stessero improvvisando.

Bono dirà del concerto di stasera che è sembrato senza sforzi. Le canzoni, afferma, cantavano per lui, piuttosto che nel solito modo. E cosa è stato più straordinario, e di cui la band è veramente felice, è che non stanno suonando così tante tra le loro hit più famose. Non c’è nulla da The Joshua Tree questa sera, ma tutto va al meglio. Il concerto ha molti brani dagli ultimi due album (anche se poi le canzoni da Songs of Innocence in seguito sono state sostituite da alcune da Achtung Baby), e il pubblico apprezza i nuovi brani come se fossero già parte del repertorio da sempre. E la rilevanza, lo sapete bene, è molto importante per gli U2 oggi.

Potrebbe essere sembrato un pò sbagliato stare con loro prima che salissero sul palco, in un momento così molto intimo per loro. Ma ad esempio, Bono è sempre stato capace di incontrare centinaia di persone prima di andare sul palco. Dice che se fossero a Washington, potrebbe incontrare 150 persone, uomini del congresso e donne. Non direbbe che è stato facile, ma che ce la poteva fare. “Non posso fare ciò in questo momento,” dice, “Non so se è per dove mi trovo nella mia vita, o se è la particolare natura di questo show.”

La mattina successiva, avrebbe parlato del momento in cui si trova nella sua vita propria.

The Little Things That Give You Away

Esce fuori dal suo letto, meravigliandosi che si è svegliato questa mattina e che c’era nel letto con sè una bellissima donna. Ed è stato molto meglio, dice, che svegliarsi da solo. Bono ha sempre apprezzato sua moglie. Lo sappiamo bene, poichè ha sempre parlato di lei.

Ma Bono ha dovuto cambiare tutto quanto recentemente. Ha dovuto cambiare il modo con cui approcciarsi all’intera vita. Ha dovuto imparare a lasciarsi alle spalle tutte le cose che lo hanno reso Bono. Ha dovuto imparare ad apprezzare ogni cosa anche di più, ma specialmente la sua famiglia.

Bono è andato incontro, non tanto a una crisi di mezza età, ma più a una crisi di vita. Avvicinandosi tantissimo alla morte, che poteva fargli rafforzare la fede, lo ha visto perderla, quella fede.

Questa è la storia, il più possibile per quanto ci è possible raccontarla, di cosa è successo a Bono negli ultimi anni, e come ha imparato a vivere nuovamente, in maniera diversa, come un uomo sopravvissuto a un disastro aereo.

C’è un monaco nel deserto del New Mexico. Il paese di Breaking Bad. Un “radicale liberoBono lo chiama. E il motivo per cui Bono è andato nel deserto per vedere questo monaco è descritto in una delle canzoni principali di Songs of Experience.

Le canzoni di questo album sono state in gran parte scritte come lettere a varie persone nella vita di Bono. Quando stava scrivendo The Little Things That Give You Away, Bono inizialmente pensò che fosse una lettera per qualcuno. Ma poi si rese conto che era in realtà su di lui. Questo può succedere, dice. A volte pensi di scrivere di una cosa, ma in realtà parla di qualcos’altro.

“Sometimes I wake at four in the morning
When all the darkness is swarming
And it covers me in fear…
Sometimes I’m full of anger and grieving
So far away from believing
That any song will reappear”

(“A volte mi sveglio alle quattro del mattino
Quando tutta l’oscurità mi sconvolge
E mi ricopre di paura …
A volte sono pieno di rabbia e dolore
Così lontano dal credere
Che ogni canzone riappaia “)

Ascoltate quelle parole con questa nuova informazione e sembra quasi che stia pregando per un segno di Dio.
Per Bono perdere la sua fede non era una cosa da poco. Era scioccante per lui. La sua fede è ciò che gli dà la sua libertà, che lui chiama “la cosa più intossicante del mondo intero“.

“Puoi affrontare qualunque cosa quando hai la fede“, dice, “Niente può sconfiggerti … È come se fai il finto tonto. È proprio come, ‘dalle a me’“. Come un pugile che prende i colpi.
Sono rimasto sorpreso dal fatto che, durante questo tour, durante la canzone, Even Better Than The Real Thing, Bono abbia fatto riferimento allo Spirito Santo. “Cosa ci porta più in alto?” chiede: “Lo Spirito Santo? lo spero sia così”.

In passato, a volte sembrava riluttante a parlare troppo della sua fede. Dice che è più a suo agio a parlarne ora. Ma, allo stesso modo, non gli piace presentarsi come un esempio di fede, perché è ancora, molto, una persona mondana. Pensa che quando le persone lo vedono andare in giro con i suoi amici, potrebbero guardare con sospetto a questo cosiddetto uomo di fede. Anche se dice che è ancora lo stesso uomo di fede in quelle situazioni.

Sembra contento di aver “scoperto” che tutti e sei i membri della sua famiglia – lui, sua moglie, le sue due ragazze e i suoi due ragazzi – hanno fede. Dice che non la fede non è mai stata imposta ai suoi figli. Certo, andavano alla funzione di tanto in tanto, e potevano leggere le Scritture insieme a casa o uscire a passeggiare sulla spiaggia. Hanno letti grandi in entrambe le loro case, e a volte potrebbero essere tutti insieme sul letto, e potrebbero pregare. E sai per cosa pregano? Una cosa molto semplice. Pregano per essere utili. E lo dicono sul serio. “E non è neanche tutto chiaro“, dice, “Perché stiamo cercando di seguire l’esempio di Cristo, ma,” ride, “alcuni di noi hanno un ricordo peggiore di altri“.

Quindi è una fede muscolare e pratica; una fede d’azione. Bono è meno un uomo di chiesa che un uomo di fede. Pensa che la religione, con la sua dottrina e il suo dogma, possa togliere quella preziosa libertà che la fede offre.

Ma è stato colpito dal Papa quando lo ha incontrato all’inizio della settimana. Crede alla rabbia del Papa. Chiedi a Bono quale sia la sua fede, e lui dice che è una domanda troppo grande. Ma cerca di dimostrarlo con una storia sul Papa e un ulivo.

Quindi, il Papa ha dato a Bono un ulivo. L’ulivo è considerato un simbolo delle tre religioni Abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. E il Papa gli ha detto: “Mi piacerebbe che lo piantaste. Dove andrete dopo? Magari lo potete piantare alla prossima tappa”. E Bono ha risposto: “Vado in Spagna“. E il Papa, di nuovo, ha detto: “Sarebbe grandioso”.

Così Bono ha deciso che avrebbe piantato l’ulivo nell’Alhambra, a Granada, dove il commediografo e poeta Federico Garcia Lorca vagava da quando era bambino. Lorca, si ritiene, sia stato ucciso da un plotone di esecuzione a Granada per ordine dell’esercito di Franco, e sepolto, di lì a poco, in una fossa comune, in un burrone – o “un fosso” come la definisce Bono in maniera più schietta. Lorca non ha una tomba. Così Bono ha ottenuto il permesso di piantare questo ulivo nell’Alhambra, come un memoriale per Lorca. Chiaramente, Bono ritiene che chiuda il cerchio il fatto che che questo ulivo del Papa debba rimarcare la tomba di Lorca, che è stata ucciso dagli alleati della Chiesa cattolica. E che lo sta piantando in un centro dell’Islam, in un posto che Lorca, attraverso uno dei suoi personaggi, ha definito “un gelsomino di dolore”.

Ma non è questo il punto. Mi porta dal balcone e nella stanza per farmi vedere delle cose. Quindi c’è l’ulivo del Papa. E poi Bono mi gira intorno, e lì, nella sua elegante suite d’albergo, incassata nel vetro, c’è un altro, molto più grande, albero di ulivo che cresce. E per lui, tutto ciò ha un senso. Ed è così che risponde alla mia domanda su quale sia la sua fede.

Descrive questo viaggio poetico per dimostrare che “non puoi avvicinarti al soggetto di Dio senza metafora“. Quando lo capisci, dice, “le Scritture si aprono, così inizi a vedere: tu hai il favolismo e il mito della creazione – bella, la sua poesia, o alcuni libri dell’Antico Testamento, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici. Vedi il potere di Giovanni, il Vangelo di Giovanni. Vedi Paolo, teneva il cappotto di Stefano quando veniva lapidato … E questo è il tipo, [che] cade da cavallo, ecc … [ha la sua] Damascena esperienza, scrive questa ode per amare … e alcuni dei più bei scritti di esortazione che abbiamo, alcuni dei quali mentre è in prigione. ” Anche in prigione, totale libertà. E questo, per Bono, è ciò che la fede ti dà.

Quindi è stato spaventoso quando pensava di perderla. Bono aveva visto il proprio papà, che ha incoraggiato tanto Bono ad avere fede, perdere la sua, proprio quando ne aveva bisogno, sul letto di morte. E sentiva che gli stava succedendo ora, dopo la sua esperienza di quasi morte.

God, Part Two

Bono afferma che non ha intenzione di entrare nei dettagli su cosa gli sia capitato quando stava quasi per morire, non vuole fare una telenovela su quella storia. “A tantissime persone è successo, ecco perchè ritengo che non devo dare nessuna spiegazione. Si tratta solo di raccontare la tua crisi personale… il tuo problema di salute.”

Per quel che riguarda la sua fede andar via, ha, letteralmente e metaforicamente, sentito uscire via l’aria da lui. E ha realizzato, “che anche quello richiede idratazione, mentre esce. Puoi proprio far uscire spiritualmente te stesso fuori.”

E ha scritto quella canzone, che si è rivelata poi una lettera a se stesso, e ha capito, dice, che, “Non stai bene con te stesso, e hai bisogno letteralmente di riavviare, resettare tutto. Come se dovessi reiniziare e immaginare nuovamente la tua vita mentre va avanti.

E così Bono e gli U2 sono andati a trovare questo prete Francescano, questo radicale libero nel deserto, nel suo “Centre for Action and Contemplation“, che si può definire come “un centro per la formazione esperienziale, radicato nei Gospel, volto a incoraggiare la trasformazione della conoscenza umana attraverso la contemplazione, formando le persone ad essere strumenti di pace nel mondo”.

Richard Rohr è essenzialmente un mistico Cristiano, che supporta una nuova riforma, dall’interno, e che incoraggia e aiuta i credenti ad entrare in contatto con le loro innate intuizioni spirituali. Inoltre è uno Junghiano, e ha riferimenti anche nel Buddismo, nell’Induismo, e anche in Gandhi.

Il libro di Rohr, “Falling Upwards“, tratta del ricercare, nella seconda metà della vita, un nuovo viaggio, o un nuovo modo di condurre il viaggio. Rohr afferma che l’ego è molto poco incline a questo tipo di cambiamento. Molto spesso, dice, un lavoro, una fortuna, una reputazione devono essere perse, bisogna patire un lutto, una casa deve subire un allagamento o un disagio, prima di portarci a forzare la pigrizia che ci rendono così resistenti a cambiare il nostro percorso. Così Bono, allora, dopo aver rischiato di morire, si è sentito pronto per il messaggio di Rohr.

Per spiegare cosa Rohr ha fatto per lui, Bono usa questa citazione da Jung, come ama fare Rohr:” Una persona non può vivere il pomeriggio della vita secondo il programma della mattina della vita; poichè cosa è stato magnifico nella mattina sarà di poca importanza la sera, e cosa nella mattina era verità, la sera sarà diventata una bugia.”

Bono interpreta questo pensiero così: “Non solo le cose che ti hanno portato tutte le cose che possiedi, e che ti hanno reso chi sei, non saranno utili nella seconda metà della tua vita, ma ti si ritorceranno contro.

Bono dice che Richard Rohr sostiene che le persone con cui ha dovuto più faticare sono quelle di successo, perchè, spiega Bono, “è la loro disfunzione che li ha resi di successo. Voglio dire, pensaci bene. Quale è un’altra parola adatta per qualcuno che se ne sta nella sua camera da letto ad esercitarsi sulla chitarra tutto il giorno? Sono affetti da OCD. Ripeti le azioni e diventi molto bravo nel fare ciò su cui ti stai esercitando.”

Allora quale è stata la disfunzione di successo finora, che Bono ha dovuto abbandonare?

Il fatto è che, lui è chiaramente qualcuno che sta costantemente rivalutando se stesso, sia come persona che come artista. Quando ogni cosa che fai al lavoro è così di ampio raggio e pubblica, e quando tu la fai con un cuore grande e con un credo, e un impegno, quasi naive, il momento corrente deve essere, infatti, di resistere a voltarti e qualche volta a umiliarti. E lui lo fa. Racconta di quando ha perso il corso di se stesso, e del suo ego, in alcune situazioni. Ha avuto modo recentemente di guardare il filmato di quando ha dato a Frank Sinatra un Grammy legend award nel 1994. Il suo riassunto è stato: “Io cammino, fogli di carta, fumando un cigaro ai Grammy… ed è solamente una “odiosa stronzata”.”

Si ricorda anche di un altro filmato, “qualcosa su Phil Collins” e tutto ciò che può dire su se stesso in quella occasione è “Sta zitto! Sta zitto!

E’ divertente, dice, giocare con i clichè dell’essere una rock star, ma qualche volta deve essere uscito un po fuori dal seminato. Ed eccovela servita. Anche Bono si augura che Bono stia zitto a volta.

Ma la disfunzione più importante che ha dovuto cessare, per abbracciare la seconda metà della vita, è stato superare il suo “spalle alla porta” come approccio alla vita. Qualche volta basterebbe aprire la porta, sostiene, perchè non è necessariamente chiusa. Un’altro modo è ” Mi è stato davvero di auto per uno così aggressivo, scusa così aggressivamente coinvolto con il mondo, di capire che dovrei essere più tranquillo.” Così semplice e così complicato.

E si tratta anche di cose più semplici. Ad esempio, Bono si è sempre svegliato molto presto, meditando, leggendo e scrivendo. Gli piace iniziare a lavorare dalle 6 di mattina. Da sempre, dorme cinque ore a notte. Ma ora prova a dormire un po di più, e ne sta avendo giovamento, sette ore vanno benissimo per lui. Cinque ore di sonno fanno parte di “quella versione di me stesso che devo lasciarmi alle spalle“.

The Blackout

Photo © Pradip D. Patel – MacPhisto / Bono in the U2eiTour 2018

“Cosa ho bisogno, o necessitavo” afferma, “era di capire che io, voglio dire noi, non siamo eterni, e che, sai, occupiamo i nostri corpi e i nostri momenti nel tempo, e provare a essere utili… e, lo sai, non pensare che la forza possa muovere un oggetto inamovibile. Io credo probabilmente al cuore della mia stupidità c’è… sono attratto dall’Everest, e sono attratto dall’impossibile. Questa è la mia idea, è che a un certo momento…. devi essere attento… e cosa sto imparando con imposta umiltà è, per dire nei termini del mio attivismo ed altre cose: Quanti altri pugni ti sono rimasti da dare nella tua vita? Perchè non vuoi perderli nelle battaglie sbagliate.”

Così è arrivato al punto ora dove ha realizzato, per davvero,

il mio tempo è limitato qui, davvero”?

Si.”

Ti spaventa quando realizzi tutto ciò? Ti preoccupa?

“Non più di tanto, ma io sono l’ultimo… sono l’idiota. Questo succede a me e sono come, come nel film Monty Python, sono come il cavaliere senza corpo… sono una testa per terra,” dice, riferendosi al Black Knight, un personaggio che appare nel Monty Python e nell’Holy Grail. Il Black Knight rifiuta di arrendersi, perfino quando i suoi quattro arti sono tagliati via e chi lo attacca sta avanzando: “State scappando, eh? Voi bastardi gialli! Tornate qui e prendete cosa sta venendo verso di voi! Vi staccherò le gambe!”

The Edge afferma che Bono vede il suo corpo come un disagio. La moglie di Bono gli dice che se avesse un pugnale nella schiena, direbbe camminando “Qualcosa mi dà prurito“.

Quindi continuerai ad arrabbiarti?

Hai detto arrabbiarmi? Bravo, questa è la parola giusta, andare in un posto dove la mia rabbia diventi più controllata, e dove possa provare ad essere più strategico nella mia lotta e battaglia. E le risse di strada con cui sono cresciuto, letteralmente e metaforicamente, devono essere rimpiazzate con la boxe e, eventualmente, il jiu-jitsu. Devi smetterla di usare la tua forza, e penso che mi sto indirizzando verso quella direzione, ma sono lento a capire, davvero.”

Questa è una crisi di mezza età? Lui non è sicuro si tratti di questo. “Ad essere sincero è stata quasi una crisi di fine vita.” afferma. Ma ora lui è conscio per davvero del fatto che un giorno morirà. Dice che è come il titolo del lavoro di Damien Hirst, ‘The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living‘. Anche se sappiamo per certo che moriremo, è un pensiero astratto. “Lo sappiamo, ma non davvero.”

Così ora ne è conscio realmente?

Si, e ne ho avuti più di uno di quei momenti dove ero morto,” “Oh, oh, wow, OK.

Così è come quel tipo che è sopravvisuto a un disastro aereo ora?

Si, sono io quel tipo.

Allora è grato per tutto adesso?

Si, ogni singolo giorno. Sono molto grato per la mia famiglia. Lo sai, Ali ha dovuto affrontare tanto. Eh sì, è divertente… fai attenzione a cosa, non ti auguri, ma su cui mediti. Lo sai, essendo un artista, sono interessato alla morte. Il Dalai Lama afferma che noi iniziamo le nostre meditazioni sulla vita con la morte. Il vantaggio che ho avuto come artista è che a 14 anni, appena iniziavo ad avere una propria coscienza, diventando un uomo, tutto questo, e…. bang!” afferma, riferendosi alla morte della madre Iris. “Quella può essere una cosa terribile, ma si è rivelato poi che mia madre mi ha dato questo grande dono, e ora mi può aver un minimo colpito, ma ti si rivolta verso di te come un artista, perchè ora hai veramente a che fare con quella tematica, e anche se potresti non avere vedute molto intelligenti al riguardo, sai di cosa stai parlando. E l’essere mortale è l’unico gioco oggi, perchè – e questo è ciò che amo degli U2 – è una sfida, perche l’essenza del romantiscismo è la sfida.

The Sweetest Thing

Parte di questa nuova versione di Bono è che sta apprezzando la sua famiglia sempre più. Sono stati un po “tralasciati”? Come bambini? “Ti dirò“, afferma, “è come i pani e i pesci. Credo che siamo riusciti a essere una famiglia estremamente vicina, nonostante non avessimo una routine comune.” Si sente un po più in colpa con le figlie. E’ vero le figlie hanno avuto gli anni novanta, e c’era molto da divertirsi, e pure loro sono state bene. E alla fine pensa che sono stati loro vicini abbastanza. E non dà tutto il merito alla moglie, ma ne riconosce una gran parte. Se ne prende il merito anche lui stesso. Ma riconosce molta importanza nella crescita dei figli alla Dalckey School Project NS, “una scuola meravigliosa”, e al St Andrews College, ” fantastico, veramente ottimo per questi ragazzi“, e alla gente di Dublino, per il fatto che i suoi figli sono cresciuti in un modo in un modo ragionevolmente normale. Ritiene che i suoi figli hanno “il senso del dovere. Loro sanno bene che sono dei privilegiati, e che devono ripagare e meritare quello che hanno ricevuto“.

Il figlio di Bono, Eli, è in una band ora, gli Inhaler. A parte il fatto del padre famoso, Eli – che Bono dice che il figlio non pensa per niente che suo padre è Bono – è un buon frontman, a soli 18 anni. Se guardate i video degli Inhaler in concerto su Youtube, a volte potrete notare come Eli si approcci in modo familiare al microfono, ma ancora in una maniera prudente e apprensiva. Deve essere strano per Bono guardare Eli avviarsi si questa strada. E deve essere difficile non volersi intromettersi. Ma prova a non farlo. Eli gli ha chiesto se pensa che è il caso che prendano un manager, e Bono gli ha consigliato che probabilmente dovrebbero. Potete notare che al momento sta resistendo essendo un padre orgoglioso.

Aneddoto curioso. La sera che Bono ha perso la voce a Berlino, gli Inhaler stavano esibendosi all’Electric Picnic, probabilmente il loro concerto più importante ad oggi. La madre di Eli era al Picnic a vedere il figlio suonare. Dopo ha assistito all’esibizione delle B*witched, così non ha potuto sentire le telefonate di Gavin Friday che provava inutilmente a contattarla per dirle cosa era successo a Bono.

Eli è stato accettato al college di arte a Londra, ma vuole rinviare per dare alla band un anno per vedere cosa succede. Questo è esattamente quello che fece Bono, e Bob, suo padre, lo appoggiò: affitto gratis per un anno mentre vedevano come andava la band. Li supportò perfino dandogli mille sterline quando furono imbrogliati da un agente a Londra.

Bono guarda alle cinque persone nella sua famiglia, e “con Johnny, il più giovane, a sei piedi, non ho scelta“. Ma sua moglie gli dice che non vuole che la guardi sopra o sotto, ma solo attraverso lei, “Io sono qui“.

L’apprezzamento lo estende ai fan. Qualcuno che lavora con la band mi dice ad un certo momento, casualmente, “come Bono sempre afferma, noi dobbiamo stimare i nostri fan perchè loro ci danno questa vita”.

Nell’albergo dove si trovano gli U2, come in tutti gli hotel dove soggiornano, i fan si sono riuniti. Una cosa che capisci quando ti addentri nel mondo degli U2 in tour è che niente è lasciato al caso. Ogni cosa è organizzata e curata. Perfino i fan fuori dall’albergo. La guardia del corpo di Bono, Brian, e i suoi colleghi, ottengono la collaborazione dell’albergo per permettere ai fan di attenderli in un’area riservata fuori dall’entrata principale. Viene data loro attenzione e dell’acqua. E gli verrà detto se la band a un certo momento non potrà uscire ad incontrarli. Ma solitamente la band esce a salutare i fan, e alla gente viene detto quando usciranno e chi uscirà. Adam esce per primo per un grande applauso, e si muove amorevolmente tra i fan, prendendo il tempo necessario con tutti per una foto o un autografo. The Edge esce per secondo, e sembra ancora più a suo agio con tutti, ascoltando le richieste, ad esempio, di suonare Spanish Eyes.

E poi ecco Bono. Guardarlo è straordinario. Non si tratta solo del fatto che lo vedi assorto a conversare con le persone: lui le ascolta. Sta di fronte a loro, prestando attenzione, con tutto se stesso. Ad una donna fa un disegno elaborato, come qualche artista di strada a Plaza Mayor.

The Wanderer

Dopo l’informale incontro e saluto con i fan, salgo in macchina con The Edge per andare al palazzetto. The Edge afferma che gli piace molto incontrare i fan. Qualcuno arrivi pure a conoscerlo, dice. Molti di loro sono stati a tutti i concerti del tour – in America, e ora in Europa. The Edge ti trasmette per davvero che è un grande momento per gli U2.

Si ricorda del periodo durante il 360°Tour, quando dice c’era il pericolo per gli U2, nonostante fossero una grande live band di successo, di non essere abbastanza sulla cresta dell’onda, che il loro nuovo materiale non venisse suonato abbastanza nelle raio. Così con gli ultimi due album, Songs of Innocence e Songs of Experience, c’è stato “uno sforzo concertato per essere nuovamente, nel senso migliore del termine, in competizione… piuttosto che fare lavori che potevano essere divertenti per noi“, ma che non potessero essere capiti da un pubblico più ampio. D’altronde, abbracciare un pubblico sempre più ampio è da sempre l’ambizione degli U2.

Lo sai, il mondo è pieno di cattiva arte fatta da persone che stanno solo esprimendo se stessi” dice con un sorrisetto. “Noi non vogliamo far parte di questo filone.”

Una parte di lui ancora apprezza la “strada” dopo tutti questi anni. C’è un po dello zingaro in lui, afferma, ancora si sente eccitato e carico quando va in aeroporto, come anche succede a sua moglie, Morleigh. Avere Morleigh intorno – lei è direttore artistico per alcune coreografie del tour, una sorta di manager controllo qualità, rappresenta gli occhi e le orecchie della band nel pubblico – è divertente anche.

Una volta che indossa il cappello da baseball, anzichè il suo usuale berretto, riesce a godersi anche qualcosa delle città dove si trova con la band. Conferma che quando è andato a vedere la mostra Russian Dada 1914-1924 al museo Reina Sofia a Madrid, sono stati quasi inseguiti dai fan degli U2 ma, dice, è una cosa che si può accettare e controllare.

La perdita della voce di Bono, e gli altri eventi recenti negli ultimi anni, può aver fatto pensare a volte a The Edge alla possibilità che la band un giorno possa sciogliersi? Si, a volte lui ci ha pensato, ed è sicuro che starebbe comunque bene. Ha molti interessi al di fuori degli U2 da tenerlo impegnato. Ma fare parte degli U2 oggi è ancora molto divertente, ed è ancora molto stimolante. Ammette comunque che non vede l’ora di ritagliarsi un po di tempo libero quando il tour finirà, per godersi la musica “senza la sensazione che c’è una sveglia o qualche scopo“. Mentre negli ultimi anni ha fatto la spola tra gli USA e l‘Irlanda, il prossimo anno se ne starà più in Irlanda. ” Un grande livellamento. E’ serenità. Si tratta di quel genere di cose che hanno senso per me, di mantenere stretto quel legame non solo con il Paese, ma con il nostro gruppo di amici e familiari, a riportarmi al periodo in cui andavamo ai concerti dei Clash.

Ma la maggior parte del suo tempo The Edge lo dedica alla musica. Ha un suo piccolo studio che si porta sempre quando si sposta. e trova che suonare di fronte al pubblico ogni notte è un grande banco di prova per le canzoni. e quelle sensazioni te le porti con te quando scrivi nuove cose quando sei in giro. Al momento, sta continuando ancora a sperimentare le possibilità della chitarra. Guardi alle classifiche e ascolti le radio, dice, e praticamente è tutta musica elettronica. Quindi questa è la sfida attuale di The Edge. Mantentere la musica della chitarra viva.

Lights of Home

Photo © iinchicore – Bono in Berlin September 1st 2018

Dopo i concerti che si terranno questa settimana a Dublino, gli U2 torneranno a Berlino per suonare per quelle persone che erano lì quella serata che Bono perse la voce. Bono afferma orgogliosamente che, nonostante migliaia di quelle persone erano venute da fuori la Germania per il concerto, solo 220 persone hanno chiesto il rimborso dei biglietti. Il resto delle persone tornerà di nuovo per il concerto. Ma, ovviamente, Bono e The Edge sono concentrati su Dublino. The Edge avverte la pressione di suonare a Dublino, anche perchè ci saranno tanti amici e tanti ospiti. Ma l’energia della folla, ammette, non è inferiore a nessuno.

Bono è un pò più filosofico al riguardo, e forse anche un po più apprensivo circa l’accoglienza che la band riceverà a Dublino. Ammette che è un pò sconfortante la posizione che gli è stata assegnata nella vita irlandese, ed è sicuro che per gli Irlandesi è a volte una scocciatura prendere posizione sugli U2, quasi come dovessero prendere posizione sulla squadra di calcio irlandese. Ma, afferma “escludendo le cazzate, c’è una grande band rock ‘n’ roll che torna a casa per Natale. Lo so è un po presto, ma per noi, Natale inizia il 5 novembre“.

In questi giorni gli U2 si esibiscono a Dublino per quattro concerti sold-out, il 5, 6, 9 e 10 novembre 2018, per la leg europea dell’eXPERIENCE + iNNOCENCE Tour.

Fonte articolo originale | U2: Exclusive interview as Brendan O’Connor enters the belly of the beast

Foto in evidenza © Uccia Graziella Russo

 

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