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Kyle Meredith: Intervista agli U2

Inserito da on luglio 2 – 17:43 | 318 visite

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Kyle Meredith è andato recentemente a Chicago per una chance veramente unica, di incontrare una delle più grandi Band di tutti i tempi, gli U2. Sotto trovate sia l’audio che la trascrizione dell’intervista con The Edge e Adam Clayton, come un mix ddi canzoni di Spotify che ha utilizzato per il suo Wednesday Worship Service.. Buon divertimeno!

 

K: Eccomi qui in nella prima linea del rock and roll con The Edge e Adam Clayton degli U2.

A: Se questa è la prima linea, beh è molto comoda, direi.

K: Non so se è vero ciò, ma sembra che per tutta la vostra intera carriera, non importa se il disco era buono o cosa succedesse, vi siete sempre dovuti difendere. Come se ci fosse sempre qualcosa da difendere su ogni cosa intorno a voi. Deve essere faticoso far parte degli U2.

A: credo che questo significhi che dobbiamo essere irritanti per qualcuno da qualche parte. Forse è una buona cosa. E’ bello essere irritanti.

E: La cosa peggiore è  essere ineccepibile.

A: Non notati.

E: È solo una parte di ciò che ci sembra di generare nel pubblico, una specie di risposta estrema sia in senso positivo che negativo. Per fortuna, ancora un sacco di gente veramente ama quello che facciamo, ma anche fin dai primi inizi c’erano sempre persone che semplicemente non ne capivano la nostra musica. Non siamo rimasti a loro disposizione. La nostra musica è su un livello molto alto. Non è una musica distaccata. E ‘appassionata. È una specie di parlare in faccia e se siete aperti ad essa e si desidera accettarla allora io penso sia una cosa stupenda. Ma alcune persone non sono evidentemente pronte a questo. Il mio modo di pormi al riguardo è che se non ti piacciono gli U2 tu non stai sforzandoti abbastanza per assimilare la nostra musica..

K: Voi ragazzi avete reso questo abbastanza facile per un sacco di gente come voi. Ci sono stati così tanti suoni diversi nel corso degli anni comunque. In questo nuovo album, Songs of Innocence, sò che gran parte dellatematica è sul guardare indietro o il celebrare la vostra giovinezza. Quando fate questo, e forse è molto piu nei testi guardando ciò che sta facendo Bono, trovate che c’è qualche tipo di chiusura quando dovete rivivere la vostra adolescenza ripetutamente ogni notte in tour? A me sembra come se ci fosse un punto in cui si potrebbe chiudere quella porta.

E: Penso che le canzoni assumono un significato diverso mano mano che ci convivi. E’ strano come una canzone come I Will Follow venne fuori come un testo abbastanza astratto. Nessuno sapeva davvero molto come fosse venuto fuori o di cosa si trattasse. Guardando indietro ora si può vedere esattamente, quello era il momento in cui Bono ha perso sua madre ed è diventato così come lui sta ora dicendo di essere durante lo show, è diventato un artista. Certamente è stata probabilmente la spinta che gli ha dato l’ambizione che ha e il senso di dover usare la musica come un modo per dare un senso al mondo e definire se stesso. Quella canzone è una specie di crescitanel profondo e la nostra comprensione di essa è venuta nel corso degli anni. Penso che questo album non sia diverso. Ci sono un molte canzoni che sono molto personali, ma ci sono sfumature e testi che stiamo ancoracercando di capire. I brani stanno davvero assumendo un vita propria dal vivo in un modo che si verifica sempre, ma stanno diventando veramente molto intense concerto dopo concerto. Lo spettacolo è molto proiettato verso le nuove canzoni e si regge concretamente (funziona). Questo è quello che è veramente entusiasmante. Ci sono queste nuove canzoni, che coesistono splendidamente con i nostri migliori lavori.  Abbiamo creato con questo spettacolo veramente nuovi, unici momenti live in cui le canzoni davvero iniziano a venire fuori in un modo suggestivo molto potente

A: Penso che in qualche modo essere negli U2 è come avere un diario vivente, perché ogni volta che tu guardi a quelle prime canzoni, ricordi esattamente l’esperienza che hai avuto,  cosa stavi pensando in quel momento, equello che stavi facendo. E ora, quando si torna a quelle canzoni e suoni quelle canzoni con una prospettiva diversa, è come dire “Ah, ok. Ora so perché sono qui. Ora so di cosa parla ». E in un certo senso suoniamo quelle canzoni meglio ora di  quando le abbiamo scritte. Certamente con una diversa energia.

K: Il concerto si svolge come un’opera teatrale, e sembra che sia stato concepito per farlo.. Con questo in mente, musicalmente, se si sta andando in un album pensando che questo possa essere quello che
abbiamo intenzione di fare tematicamente,io  penso ad una canzone come ‘Every breaking wave’ che richiama ai suoni precedenti degli U2. C’è un pò di Joshua Tree dentro. Sò che non deve essere così perché c’è la versione acustica che non lo rispecchia per niente. Fa parte del gioco? Vi dite tra voi “Facciamo un po di trucchetti?”

E: Penso che noi in realtà  facciamo piuttosto il contrario. Cerchiamo di evitare riferimenti diretti. Ma siamo sempre gli stessi quattro ragazzi e la stessa musica che ci ha fatto crescere, cosi importante e formativa per noi, tutto ciò a significare che ci muoviamo sempre in una direzione particolare per scrittura e produzione. Ci piace cercare di mantenere le cose quanto più nuove possibili. Se le cose iniziano a suonare come l’album precedente, è quasi l’opposto di ciò che vogliamo raggiungere sempre.

K: Sembra che sia cosi difficile. Voi siete conosciuti per l’innovazione. Per quel che riguarda la tecnologia, lo stile della musica, ho avuto una discussione con un amico parlando degli U2 come probabilmente la più grande Band di tutti i tempi, nel senso che se vi confrontiamo con qualsiasi altra Band, sareste come i Beatles che cambiarono il mondo due volte, con il loro primo disco e con Sgt. Pepper. Ma voi lo avete fatto con The Joshua Tree, con Achtung Bany, e ancora con All That You Can’t Leave Behind. Come fate ad avere tutto questo peso sulle spalle, di provare sempre ad essere innovativi e avanti musicalmente, e ci siete riusciti anche adesso presentando nuovi suoni, come in The Troubles (la canzone con Lykke Li), e le bside Lucifer’s Hands e Crystal Ballroom. Come ci riuscite? Come fate a provarci sempre e a dire “Ok, dobbiamo trovare qualcosa di nuovo. Dobbiamo essere gli U2.”
E: Prima di tutto, se ci paragoni ai Beatles è una cosa che non sta in piedi; nessuno è paragonabile ai Beatles. Loro, per me, stanno in una sorta di altro universo, ed essere nella stessa frase con loro è bellissimo per me. Per quel che riguarda ciò che ci motiva, noi sempre cerchiamo di essere nuovi e innovativi. E’ forse l’unico momento che ci entusiasmiamo quando siamo in studio o in concerto, quando sentiamo che stiamo facendo davvero qualcosa di unico e differente. Questo credo, ce lo abbiamo sempre avuto dentro fin dagli inizi, perché siamo nati in quel periodo della musica punk dove ogni cosa era stata reinventata. Non ci siamo mai basati sulla conoscenza di forme tradizionali col rock’n’roll. Abbiamo sempre provato a evitarle il più delle volte a tutti i costi. Qualche eccezione forse in The Joshua Tree, in Rattle and Hum eravamo orientati su alcune idee blues, ma la maggior parte del nostro lavoro è dedicato a provare un nuovo punto di vista che non è stato esplorato prima d’ora, e questo vale anche per le nostre produzioni live e tante altre cose che facciamo.
K: Sembra che con l’idea che ci siano solo cosi tante note, tutto alla fine riguardi il nuovo suono che possiamo mettere su queste note. E’ veramente stupefacente che sono oltre 30 anni che provate a dire “Ok, no possiamo ancora fare ciò in maniera differente. Questo può essere fatto diveramente.”
A: Credo che siamo molto fortunati perché ci possiamo entusiasmare circa il potenziale di quelle note e che pensiamo che possiamo trovare un’altra nota tra quelle.
E: E io credo che possiamo. Lo credo veramente che ne siamo in grado. Il Rock come forma è molto semplice. Quando reascolto i nostri primi dischi, in particolare Boy, ascoltando quelle sfumature e composizioni, mi chiedo “Da dove è venuto fuori? E’ cosi fuori dagli schemi del rock’n’roll.” Non mi viene da pensare a un riferimento. Mi ricordo all’epoca che molto consisteva che noi stavamo nello studio a provare a tirar fuori idee. Sapevamo cosi poco della composizione della musica che avremmo provato tanti esperimenti. E’stato grazie al suonare, provare, sbagliare, che abbiamo trovato nuove idee di composizione che vengono fuori da qualche mondo parallelo, e che ancora appartengono a quell’album facilmente. Penso che era quel momento dove la musica era davvero, tutto era da afferrare. Il libro delle regole era stato stracciato, cosi era solo vedere cosa potevamo essere in grado di fare.
K: Con tutto quello che è stato detto su Songs of Innocence, recensioni, grandiose e non, pensi che stia direzionando o redirezionando il modo in cui vi state approcciando a Songs of Experience mano mano che lo state preparando?
A: Non credo proprio. Siamo molto felici di come è il disco e di come sono le canzoni. Songs of Experience sarà ovviamente realizzato partendo da una prospettiva differente. Stiamo cercando di renderlo un po più grezzo come suoni, e come produzione. Ma fino a quando non è terminato,  è difficile fare dei commenti al riguardo.
Fonte | Wfpk.org
Traduzione a cura di Daniela @danidpvox e Angelo @Noodles105

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