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Willie Williams parla dell’iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour (PART 4)

Inserito da on giugno 22 – 19:51 | 258 visite

Intervista di Marian Sandberg

Vi riportiamo la quarta ed ultima parte della lunghissima intervista con Willie Williams, direttore creativo per lo #U2ieTour. Per chi si fosse perso la PART 1 (LINK), la PART 2 (LINK) e la PART 3 (LINK) può clikkare per essere riportati agli articoli.

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Live Design : Entrando nelle specifiche dell’impianto luci, c’è qualcosa di nuovo che hai provato e ti è davvero piaciuto?
Willie Williams : Ho apprezzato le PRG Bad Boy Spots, in particolare [perché] ottiene uno zoom adeguato, piuttosto che ristringere la grandezza. E’ difficile da capire come cosi tanta luce può uscire da un oggetto così piccolo.
Amo i tubi fluorescenti ingabbiati. Hanno il loro arco narrativo durante lo show, che forse è la prima volta per uno strumento d’illuminazione. Tanto per cominciare, evidenziano il palco come un piccolo club stile punk – li lasciamo accesi per la prima mezz’ora dello spettacolo, circa. Dopo, quando lo schermo/ponte si abbassa, ulteriori tubi in gabbia sopra e sotto diventano un intimidatorio “sottopassaggio” dopo l’attentato. Infine, al termine dello show, essi riappaiono, qualcuno orizzontale, qualcuno verticale, innalzandosi dal palco al reticolato, formando una bellissima “città delle luci” come se fossimo tutti salvati e andassimo in paradiso (o da qualche altra parte).
E’ molto bello che vengano azionati manualmente. La Tait era desiderosa di farli alzare attraverso dei pistoni idraulici, o qualcosa di simile, ma ho solamente Nick Barton e le torce per andare attorno al bordo del palco e alzarle quando ne abbiamo bisogno.
LD: Come è stato realizzato il contenuto video?
WW: Il contenuto video dello show non è per niente casuale ed è estremamente importante per la narrazione. Bono ci teneva molto al fatto che non abbiamo “troppi sapori” [al contrario] della solita ricca selezione di contenuti e idee disconnessi da canzone a canzone.
Abbiamo sempre saputo che lo show sarebbe stato diviso in due parti – Innocence e Experience- cosi Bono ha chiesto se potevamo avere solo un artista a coordinare ogni parte. Molto tristemente, dal 360 tour, abbiamo perso Run Wrake, il principale punto di riferimento per i nostri contenuti video, a causa del cancro, e ci siamo ritrovati a partire da zero.
Sam Pattinson, il mio produttore video di lunga data, ha fatto parecchie ricerche e scovato grandi talenti, cosi abbiamo cominciato a mettere su una lista dei risultati. E’ una cosa molto complessa mettere insieme nuovi artisti in un ambiente di un concerto rock perché è un vero cambiamento di testa per loro essere a proprio agio con noi in quanto costretti a cambiare metodo di lavoro. Inoltre, vista la forza della narrativa in questo caso, non stavamo veramente cercando per idee e contenuti cosi tanto da mettere in opera, che sarebbe stato altrettanto difficile. Non stavamo cercando nuove interpretazioni delle canzoni.
Alla fine, la chiave di volta è stato che, con il team di casa di The Third Company, abbiamo iniziato a fare le prime versioni del contenuto. Queste sono servite come demos per lo show alla Band e anche come modelli per il successivo rifacimento quando avevamo messo a punto lo stile richiesto. La parte prima consisteva nell’avere un vero tocco di manualità, taglio e rimodellamento, grafiche punk, rispecchiando l’influenza di Linder Sterling e altri del periodo punk. La parte seconda consisteva nell’avere una visione ad alta risoluzione di un futuro giorno infiammato (?), rappresentando l’esatto opposto. Abbiamo lavorato con molte grandi personalità in tutto il periodo. Tra cui colui che è chiamato Xaver Xylophon da Berlino ha fatto alcune realizzazioni all’inizio, con contributi video di Kevin Godley e perfino Damien Hirst.
In definitiva, i due artisti che rappresentano le due metà sono Oliver Jeffers – artista e disegnatore per bambini dell’Irlanda del Nord – e Jeff Frost – un giovane regista di Los Angeles. I disegni infantili di Oliver sono diventati lo stile rustico per il primo atto mentre lo straordinario stop-motion in alta risoluzione di Jeff, le riprese della città in time-lapse e i paesaggi naturali sono diventati la nostra meta nel secondo atto.
Live Design: Ci sono degli effetti speciali?
Willie Williams: Nessuno, eccetto per l’effetto nebbia, ovviamente. Ah, e otto macchine da coriandoli che inonda il pubblico con le pagine di “Ulisse”, “Il Signore Delle Mosche”, “I Salmi” e “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Bono mi disse un giorno: “Quando bombardarono la biblioteca di Sarajevo, le pagine dei libri piovvero sulla città per giorni. Parole, poesie, frasi, tutto mischiato, caddero nelle mani della gente. Pensi che potremmo ricreare ciò?”
Live Design: Ci sono stati dei problemi tecnici che hanno cambiato il progetto finale?
Willie Williams: il peso era un problema enorme. Lo schermo/palcoscenico inizialmente doveva essere 24 piedi più lungo e coprire tutta la passerella ma, in combinazione con l’enorme quantità di altoparlanti e attrezzatura, era impossibile da portare in tour.
Live Design: Qualche altra sfida?
Willie Williams: Il problema più grosso, naturalmente, è che Mark Fisher non è qui. Fortunatamente, stava abbastanza bene per partecipare alla prima riunione che abbiamo avuto riguardi questo show nel Marzo 2013. E’ stata la prima volta che il team creativo si riuniva con la band, così molti di noi non si erano visti per un paio d’anni. E’ stata anche la prima volta che Ric Lipson e Es Devlin hanno incontrato la band, andando poi a diventare i miei collaboratori principali nella progettazione.
Purtroppo, Mark non è stato più in grado di partecipare personalmente agli incontri [successivi], ma si presentò via Skype una o due volte. Al suo ultimo incontro, non aveva voglia di accendere la webcam su Skype, così ha trascorso la riunione come questa voce incorporea che usciva dal portatile di Ric. Mark non aveva parlato per un pò, e la conversazione si rivolse a come ci piacciono i palchi che “sono” qualcosa: o un oggetto reale ola sua astrazione. Bono chiese a tutti noi di pensare a un oggetto che riassumesse gli U2, come se esso, forse, fosse stato un indizio per la scenografia. Noi tutti intervenimmo con i nostri pensieri, e poi Bono si appoggiò al portatile e ha chiesto “E tu Mark? Che ne pensi?”. Ci fu una lunga pausa, e poi sentimmo “un incrocio del cazzo! Perchè non basta farlo e mettere una croce del cazzo in mezzo allo stadio?!”
Tutti scoppiammo a ridere, ma abbiamo preso a cuore le sue parole. Quando la gabbia di tubi fluorescenti prese la sua configurazione finale, come la città della luce, alcuni sono orizzontali e altri verticali cosìcchè, solo da qua e là, in certe angolazioni, è possibile vedere i fottuti incroci di Mark. Noi pensiamo a lui ogni volta che appaiono.

Per cortese autorizzazione di livedesignonline.com

Traduzione a cura di Angelo e Gaetano (@Noodles105 e @hesanobody)

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