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Gli U2 tra geografia ed estetica

Inserito da on ottobre 10 – 10:00 | 856 visite

IN DREAMS BEGIN RESPONSIBILITIES

Di Andrea Morandi *

Critico musicale e autore di U2 – The Name Of Love (Arcana)

GLI U2 TRA GEOGRAFIA E ESTETICA

Da Belfast a Berlino, tra Dublino, Memphis e Fez: la geografia degli U2? Importante come il suono

Non so da quanto tempo non lo rivediate o se vi ricordate questa scena, ma in Rattle and Hum c’è un momento in cui gli U2 sono a Memphis e stanno seduti su una collinetta davanti al Mississippi. A un certo punto Edge scivola verso la strada e partono le note di Heartland. Quattro anni fa sono stato a Memphis, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Elvis, e in una sera d’estate sono andato a cercarmi il punto lungo il Mississippi in cui erano seduti gli U2 nel film. L’ho trovato e adesso ogni volta che ascolto Heartland le due immagini si sovrappongono, il mio ricordo e il frammento di pellicola. Non c’ero mai stato prima, eppure c’ero già stato. Non avevo mai visitato qui luoghi eppure in qualche modo ci ero passato. La componente geografica, i viaggi sottesi nella loro musica sono uno degli aspetti più affascinanti degli U2: ho fatto viaggi lunghissimi e meravigliosi senza spostarmi dalla mia camera, unico mezzo di locomozione le cuffie nelle orecchie. Sono stato a Berlino, lungo Potsdamer Platz e poi sotto la torre dell’Angelo della Vittoria ogni volta che ascoltavo Stay (Faraway, so close!); sono stato a Derry e a Belfast, davanti ai murales che raccontavano i caduti dei Troubles ogni volta che iniziava Sunday Bloody Sunday; mi bastavano poche note di In God’s Country per ritrovarmi lungo le strade del deserto del Nevada e, ancora, ecco Van Diemen’s Land e i suoi echi di un salpare per mare che sembrava reale. Una serie infinita di canzoni, una serie infinita di viaggi, senza spostarsi mai. E questo ancora succede: l’ultima volta mi è accaduto con Cedars of Lebanon e la descrizione precisa e vicina di una Beirut in ginocchio sotto lo sguardo di qualcuno che, forse, ero io. Suoni, emozioni, visioni, paesaggi, reali o finti, conta davvero poi? Tolstoj era solito dire che la musica è la stenografia dell’emozione, e che emozioni che si lasciano descrivere a parole con molta difficoltà sono invece direttamente trasmesse nella musica. In questo sta il suo potere ed il suo significato. Come i grandi libri, anche la grande musica ha la capacità di trasportarci da un’altra parte, in un altro mondo, lungo una dimensione parallela in cui, praticamente, vivi quello che ascolti. E anche per questo siamo così affezionati agli U2: in fondo rimangono, senz’ombra di dubbio, tra i nostri compagni di viaggio preferiti.

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