U2 The Joshua Tree Tour 2019

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Elevation Tour: il cuore degli U2 sul mondo

Inserito da on marzo 26 – 22:24 | 983 visite

A supporto dell’album All That You Can’t Leave Behind, pubblicato il 30 Ottobre del 2000, gli U2 misero in scena un tour di ben 113 date suddivise in tre legs (2 in America del Nord, 1 in Europa), che prese il nome di Elevation Tour. Il tour prese inizio a Sunrise, in Florida il 24 Marzo 2001 e terminò a Miami il 2 Dicembre dello stesso anno. Con questo tour, gli U2 riconfermarono la loro posizione nel panorama musicale mondiale: la migliore band esistente sul pianeta e l’unica in grado di scrivere pagine di storia importanti. A rendere magica e quasi eroica questa tournée, oltre all’elevato numero di concerti in pochissimi mesi, furono anche gli eventi che segnarono in maniera indelebile le sorti dell’intero pianeta e la vita del nostro frontman. In particolare furono due i momenti che incisero in maniera determinante: l’attentato alle Torri Gemelle e la morte di Bob Hewson, padre di Bono. Il barbarico atto terroristico che provocò la morte di oltre 3000 persone e che innesco una serie di fattori terribili per le sorti mondiali, indusse tutte le band che erano in tournée o che avevano in programma una serie di concerti nel continente americano, ad annullare o rinviare i suddetti concerti. Solo una band sfidò la paura: gli U2. Difatti, come è successo per Parigi nel 2015, i 4 di Dublino furono i primi a non fermarsi e rispettare la terza leg del tour con inizio programmato il 10 Ottobre 2001 a South Bend. La tensione emotiva e l’esorcizzare la paura resero i 30 concerti sul suolo statunitense estremamente sentiti ed emozionanti sia per la band che per il pubblico, regalando serate di indescrivibile bellezza con performance di livello assoluto.

Il 21 Agosto 2001, a Dublino, a causa di un cancro, venne a mancare Bob, lasciando un vuoto incolmabile per Bono, che aveva anticipato quel momento nel brano Kite, quinta traccia del disco da poco pubblicato. Paul, diede una grande prova di carattere e reazione non rinviando nessuna data programmata del tour (come la prima allo “Slane Castle”, schedulata solo 4 giorni dopo l’accaduto) e regalando una serata memorabile il 1° Settembre, sempre allo “Slane” (concerto da cui fu tratto il DVD U2 Go Home, la cui pubblicazione fu richiesta tramite una petizione dai fans, che andò a fare compagnia a quello tratto dalle date di Boston.). L’Elevation Tour presentò anche molte particolarità soprattutto per quanto riguarda lo stage e le setlists. Dopo circa 10 anni, gli U2 abbandonano i mega palchi e le coreografie futuristiche per ritornare ad un palco molto semplice, progettato dal designer Willie Williams. Davanti al palco, un cuore gigante delimitava l’area del PIT e gli unici effetti speciali erano 4 mega-schermi posizionati in alto. La musica diventa la protagonista principale.

Le scalette furono anch’esse rivoluzionate. La staticità delle scalette del precedente Popmart Tour fu soppiantata da un grande rispolvero del repertorio e da una frizzante variazione di posizioni e canzoni. Entrarono fisse in scaletta brani come The Fly, Bad (con il sublime legamento con Streets), Sunday Bloody Sunday (versione full band), Stay (versione acustica) ed inoltre sono da sottolineare le epiche versioni di Where Streets Have No Name, Bullet The Blue Sky e With Or Without You che riprendono linfa e forza dopo le anonime performance del tour precedente. Ma non è finita qua. Per 7 volte, fu riproposta 11 o’ Clock Tick Tock, la cui ultima versione risaliva al 30 Dicembre 1989 a Dublino e durante il primo concerto allo “Slane” riapparve addirittura A Sort of Homecoming (risuonata poi ad Oakland il 16 Novembre). La scaletta “tipo” venne spesso arricchita da classici come Angel Of Harlem, Desire, The Sweetest Thing. E giusto per la cronaca questo fu l’ultimo tour (tranne poche esibizioni di Discotheque nel 2005) dove vennero riproposti brani di POP: Gone era fissa nelle scalette, generalmente dopo Stuck in A Moment, e soprattutto durante i primi concerti era solito uno spettacolare legamento Discotheque/Staring At The Sun. Riguardo ATYCLB, non fu suonato nella sua interezza. Infatti, oltre alle prime sei tracce e New York, suonate per tutto il tour, trovarono poco spazio le rimanenti. Wild Honey fu proposta saltuariamente in versione acustica durante la terza leg; When i Look at The World fu snippata sulla coda di Bad (Kansas City, 27 Novembre), Peace On Earth, chitarra e voce ,come coda di One, solamente 3 volte. Ad aumentare il valore delle setlist del tour, ricordiamo come In God’s Country, suonata 3 volte dopo il 1989, l’esecuzione di numerose cover, e di una canzone, mai incisa dagli U2, We Love You.

PRIMA LEG – North America

03/05/2001 – Cleveland – “Gund Arena”

La prima parte dell’Elevation Tour fu indoor, come tradizione per tutti i tours, nelle arene americane. Come sempre, i concerti registravano un solo risultato: sold out. Il disco ATYCLB andava molto forte nelle charts ed il suo singolo di punta Beautiful Day era già diventato un tormentone, oltre che diritto un classico U2ico. A maggio 2001 la tournée entrò nel vivo, dopo il rodaggio di Aprile. Il 3 Maggio gli U2 andarono in scena nella città di Denver, alla “Gund Arena”, location molto giovane inaugurata nel 1994 e con circa 20mila posti di capienza. Ad aprire la serata, una star indiscussa del panorama musicale mondiale: PJ Harvey. La registrazione del concerto, circolata sotto il nome di A Beautiful Night in Cleveland è di qualità superba ed è una tra le migliori di sempre esistenti per un concerto degli U2. Un must have per ogni appassionato e collezionista della band irlandese. La provenienza è di fonte ALD (Assistive Listening Device). Le arene americane, soprattutto quelle di costruzione recenti, come la “Gund” di Cleveland, prevedono già in fase di progetto il loro utilizzo per eventi musicali ed artistici. Oltre all’acustica di ottimo livello, le arene sono dotate di servizi ed agevolazioni all’avanguardia per i portatori di handicap. Difatti, esistono dei gabbiotti insonorizzati con l’esterno ove viene trasmesso l’audio del concerto direttamente dal mixer di sala, per facilitare l’ascolto da parte dei disabili e tenerli in sicurezza. L’audio viene trasmesso normalmente via wireless e per nostra fortuna qualcuno riesce sempre a captare quelle frequenze e registrarle. Il concerto inizia con Elevation, impreziosita da uno snippet di Creep dei Radiohead preceduta dal classico influx mix e seguita da Beautiful Day. L’avvio è sempre devastante ed il tradizionale legamento Until The End Of The World/ New Year’s Day fa carburare per bene i 20mila di Cleveland. Bono accusa un po’ di stanchezza e durante New Year’s Day dimentica qualche parola del testo ma si riprende sempre alla grande come il grande professionista qual è. Nella città dell’Ohio, gli U2 avevano già messo piede e Bono ricorda prima di Kite un evento in particolare:

«20 anni fa durante questa stessa settimana, suonammo in un posto chiamato “The Agora” (Boy Tour, ndr) e prima di noi suonarono un gruppo punk tutto al femminile chiamato Bitch. Cosa stanno facendo ora? Erano veramente forti. Il prossimo brano è per i 200 spettatori di quella serata ed è tratto dal nuovo disco».

Durante Bad, Bono improvvisa Ruby Tuesday che per il tour rappresentò una vera e propria rarità. La serata continua a ritmi elevati e Bono fa salire sul palco una ragazza a ballare con lui su Mysterious Ways ed alla fine del pezzo parla un po’ con lei:

«Grazie Amy. Potremmo riportare Amy al Paese a cui appartiene? Credo che sia il Marocco. Tutte le ragazze qui sono come lei?».

Prima di In A Little While Bono ricorda Joey Ramone, scomparso qualche settimana prima del concerto:

«Quando Joey ci ha lasciato, un paio di settimane fa, siamo diventati felici sul fatto che la Hall Of Fame di Cleveland, abbia riservato un posto per lui. Senza i Ramones non avremmo formato la nostra band. Questo è un brano che Joey amava molto e che è stato l’ultimo pezzo che ha ascoltato».

Pride è dedicata a Jim Henkie, fondatore della Hall Of Fame di Cleveland e Bono lo omaggia con queste parole:

«Ho incontrato una volta qui un uomo. Mi ha dato un libro chiamato “Let The Trumpet Sound”. Questa è per te Jim (il libro è dedicato a Martin Luther King)».

16/05/2001 – Chicago – “United Center”

Dopo circa due mesi di tournée, l’Elevation Tour approda a Chicago per 4 date allo “United Center”, città che è stata sempre meta di serate memorabili e tappa mai trascurata dagli U2. C’è molta attesa attorno a questo poker di concerti soprattutto per quanto riguarda le setlists. Da quando è partito il tour la band ha sempre stupito il pubblico cambiando molto spesso l’ordine delle scalette e regalando anche vere e proprie perle del loro monumentale repertorio. La data del 16 maggio fu la conferma di tutto ciò. Prima del concerto, era circolata voce, messa in giro da alcuni membri della crew, che durante questa serata la band avrebbe accontentato alcune richieste dei fans. La notizia si rilevò infondata ma la scaletta e lo show furono del tutto fuori dal normale, rispetto alle altre date del tour. Della serata esistono ben due registrazioni: la prima di qualità audience, chiamata Vibrations e la seconda di fattura IEM (proveniente dall’in ear monitor, molto probabilmente di Bono). Il concerto partì come al solito con Elevation, che riscaldò subito per bene i 20mila dello “United Center” e subito dopo iniziarono le sorprese. In sequenza furono performate The Fly, Even Better Than The Real Thing, Mysterious Ways, One (in posizione molto avanzata rispetto a tutti i concerti precedenti), Until The End Of The World e New Year’s Day, in parole povere l’avvio classico di ogni concerto dello straordinario ZooTv Tour. Il pubblico si trovò catapultato 7 anni indietro, spinto anche dalle movenze di Bono durante The Fly, che deliziò i fotografi presenti regalando le celebri pose che osava mettere in scena nel 1992-93. L’atmosfera si incendiò notevolmente anche perché la band era in forma smagliante ed i pezzi assunsero anche un sound più aggressivo. Si narra che quella sera il consumo di birra da parte delle persone presenti al concerto fu molto superiore rispetto a quello delle serate prima. Come detto in precedenza, Chicago è una città che ha avuto sempre un legame particolare con gli U2. A sottolinearlo, fu proprio Bono prima dell’esecuzione di Stuck in A Moment:

«Ci siamo creati un sacco di amici qui ed abbiamo passato delle splendide e lunghe serate, ho festeggiato anche il mio compleanno ed è stato veramente eccitante. Grazie per l’elefante, è una cosa molto importante da avere. Vi aspetto dopo fuori».

Durante l’assolo di chitarra di I Will Follow, Bono abbracciò da dietro The Edge e quando si allontanò, rimase impigliato in una corda della chitarra che si spezzò. Bono scoppiò a ridere e continuò a cantare lui l’assolo di chitarra che ovviamente fu dimezzato, scatenando l’ilarità del pubblico. In quei giorni, Bono era prossimo per diventare papà per la quarta volta e durante The Sweetest Thing sfogò un po’ di emozione:

«Tornerò a casa, e vedrò la mia baby, vedrò la mia baby con la piccola, ohhhohoho The Sweetest Thing».

Una bella versione acustica di Angel Of Harlem (che mancava dallo ZooTv) precede I Still Haven’t Found What I’m Looking For, suonata pochissima nella prima leg (per diventare poi fissa nella terza tornata). La serata diventò sempre più magica con una versione memorabile di All I Want Is You, ritornata in versione full band dopo 11 anni. Il 19 aprile del 1955, ad Oklahoma, ci fu un tragico attentato terroristico dove persero la vita 168 persone. Il colpevole fu Timothy McVeigh, che verrà giustiziato l’11 giugno 2001. Durante Bullet The Blue Sky, Bono esprime il suo disprezzo contro la pena di morte:

«E questo ragazzo mi viene incontro. Questo ragazzo viene incontro a Timothy McVeigh lo vedi. Noi corriamo e qualche volte ci sediamo e ci inginocchiamo. Così ci si sente. La tua morte diventerà viva nei circuiti TV per un pubblico selezionato di persone. E noi corriamo, qui io corro, qui io guardo. America».

Serata dai connotati storici.

SECONDA LEG

21/07/2001 – Torino – “Stadio Delle Alpi”

L’Elevation Tour approda finalmente nella nostra Nazione. L’unica data, attesissima (l’unica volta in cui gli U2 sono venuti in data unica in Italia), è prevista allo “Stadio Delle Alpi” di Torino. Inizialmente era annunciata all’”Autodromo” di Imola ma il promoter della serata, per problemi tecnici e finanziari, decise di spostare il concerto allo stadio torinese. Lo show capitò in giorni davvero difficili e turbolenti. Il giorno prima a Genova si tenne il famoso G8 ed in seguito ai disordini scoppiati perse la vita Carlo Giuliani, creando preoccupazioni per l’ordine pubblico anche per il concerto dei nostri previsto il giorno dopo. Bono insieme a Bob Geldof, aveva preso parte al G8 incontrando tra l’altro l’allora premier Romano Prodi, il presidente russo Putin e quello inglese Blair. Entrambi condannarono senza mezzi termini la violenza degli anticapitalisti a Genova, soffermando che i disordini distraevano l’opinione pubblica dalla campagna che stavano portando avanti. Bono dichiarò:

« La violenza non è mai giusta ma la rabbia è comprensibile quando si nota l’osceno gap tra chi ha tanto e chi non ha nulla».

Il concerto a Torino fu uno dei pochissimi outdoor del tour e fu vissuto come una prova generale per la data prevista il 25 Agosto allo “Slane Castle”. Infatti furono potenziati sia l’impianto delle luci che quello audio. Joe Herliji e Willie Williams arrivarono a Torino in anticipo per seguire la costruzione dello stage, notevolmente ampliato rispetto alla sua dimensione normale. I 4 maxischermi montati in alto del palco furono sostituiti da schermi in LED molto più grandi in dimensioni. Molti fans pernottarono davanti ai cancelli dal giorno prima. Dalle 10 del mattino migliaia di fans erano già in coda ai cancelli, sotto il sole battente e questo costrinse l’organizzazione ad anticipare l’apertura dei cancella alle 12, originariamente prevista alle 14. La band sentiva molto la serata: il pubblico era ardente ed era l’unica data in uno stadio. L’ottima registrazione del concerto, di qualità audience, ci fa respirare a pieno l’atmosfera presente al “Delle Alpi” quella sera. Le prime note di Elevation fecero esplodere il pubblico, provato da ore di attesa. Le prime file si lanciarono anche nel pogo. Beautiful Day continuò scatenare i 73mila di Torino, che ogni volta che sentivano Bono intonare

«Turinoooo»

rispondevano con un fragoroso urlo. Durante Sunday Bloody Sunday, Bono ricondannò la violenza esplosa a Genova:

«In the streets of Genova, violence is never right»

generando l’applauso roboante dell’audience. La scaletta corre veloce ed ogni versione diventa epica. Un’emozionante versione di Stay apre per Bad seguita da Where The Streets Have No Name fino ad arrivare a With Or Without You, durante la quale Bono chiede che le luci dello stadio vengano spente, cosa non provata e prevista. Willie Williams riesce solo a spegnerle in parte provocando uno sguardo di stizza da parte di Bono. La serata è talmente storica e magica che quando Walk On volge al termine la band non se la sente di abbandonare il palco. Bono urla

«One More!»

e parte Pride, precedentemente esclusa dalla setlist. Il concerto sembra finito. La band, dopo una lunga passerella sul cuore del PIT, ritorna nelle quinte. Si narra addirittura che Larry era già in prossimità dell’auto che li avrebbe riportati via dallo Stadio, ma la voglia della band di ritornare sul palco vince. Gli U2 ritornano sullo stage, tra la gioia e lo stupore di tutti, ed eseguono Out Of Control, prima esecuzione in assoluta del brano di Boy.

25/08/2001 – Dublino – “Slane Castle”

Gli U2 ritornano nella loro Dublino e lo fanno in grande stile. Lo “Slane Castle” sarà lo scenario per una serata entrata di diritto nella storia della musica. Lo Slane è stata sempre una location cara alla band. Nel 1984, all’interno delle enormi sale del castello, fu registrato The Unforgettable Fire. E non solo. Gli U2 avevano già suonato allo “Slane” nel 1981 come spalla per i Thin Lizzy e Bono nel 1984 come ospite del concerto di Bob Dylan. La serata prevede due openers di eccellenza: Coldplay e Red Hot Chili Peppers, gruppi che non hanno bisogno di eccessive presentazioni. Le voci su un concerto al Castello dublinese, circolarono già nell’anno 2000. Ad ottobre, Adam in un’intervista alla BBC confermò la data allo “Slane”, oltre ad alcune location come la “Wembley Arena” e la “Earl’s Court” di Londra. Poco dopo anche la RTE irlandese dichiarò che gli U2 sarebbero stati gli headliners del ventennale del tradizione festival estivo al mega pare che circonda lo “Slane”. I biglietti, messi in vendita a Marzo al costo di 36 sterline, finirono nel giro di 30 minuti, provocando enorme malumore nei fans che rimasero sprovvisti di biglietto. In Irlanda, i fans U2ici non erano abituati a vedere le date nelle propria nazione andare sold out così rapidamente. Basti pensare che durante lo Joshua Tree Tour le date irlandese furono le ultime ad andare tutto esaurito. Il tutto per sottolineare la portata dell’evento allo “Slane”. A rendere ancora la serata più attesa e sentita, fu il grave lutto che colpì Bono solo 4 giorni prima: la morte del suo amato padre Bob. La registrazione del concerto, chiamata A Sort Of Homecoming è una buona registrazione audience che ci permette di respirare la magnifica atmosfera di quella sera di agosto. Bono, nonostante il suo dolore per la perdita del padre, salì sul palco notevolmente provato ed emozionato, dando prova di carattere e di enorme rispetto per i fans: basti pensare che i funerali si tennero solamente il giorno prima dello show. Il concerto parte con Elevation e come sempre segue Beautiful Day. Dopo New Year’s Day è il turno di una versione strappalacrime di Kite, brano dell’ultimo disco dedicato al padre, in cui Bono riesce a fatica la commozione ed anche le lacrime e presentata con le seguenti parole:

«Voglio ringraziare tutti voi per la pazienza. Avete aspettato 20 anni per questo momento questo è un pezzo che pensavo di aver scritto per i miei figli ma in realtà è un pezzo scritto da mio padre per me e mio fratello».

Ed arriva il momento clou della serata. Finita Kite, come un fulmine al ciel sereno, Bono annuncia un brano che mancava dalle scalette da ben 14 anni: A Sort of Homecoming (fino ad oggi rimane l’ultima esecuzione full band, esiste una versione acustica suonata ad Oakland il 16 Novembre 2001). Il pubblicò esplode letteralmente. Bad viene impreziosita da uno snippet della splendida Yellow dei Coldplay. Bono ringrazia più volte la band e gli artisti che hanno suonato prima degli U2 ed infine anche Dio

«..per aver portare il mio vecchio via dalla malattia..».

Dopo In A Little While Bono presenta la band ed inizia a parlare di Phil Lynott, fondatore dei Thin Lizzy:

«20 anni fa suonammo qui insieme ai Thin Lizzy e performammo davvero male mentre loro furono magici quella sera. Mi manca Phil. Conobbi una donna che voleva ergere una statua in suo onore. Sua madre è qui questa sera. E’ il minimo che possiamo fare per lui ».

Dopo il discorso, Adam attaccò Dancing in The Moonlight, che grazie allo stupore manifestato da Bono apparve come una versione improvvisata, in realtà era tutto premeditato! Prima di One, i 4 grandi maxischermi sospesi sul palco, proiettarono un’immagine di Bob Hewson, tratta dal video diretto da Corbijn della stessa One. Le immagini con un fade out scomparirono all’inizio di One e ritornarono quando Bono intonò “When i Will see you again”. Bono non riuscì a trattenere le lacrime e la sua voce si spezzò. A quel punto le immagini ritornarono sul pubblico. Un momento di forte componente emotiva. Slane 2001, due serate che dimostrarono al mondo intero la grandezza degli U2.

TERZA LEG

10/10/2001 – South Bend – “Joyce Center”

Il tour ritornò in America, l’America sconvolta e sotto shock a causa dell’attentato alle Torri Gemelle. Era passato un mese ma la ferita era ancora troppo aperta e difficile da curare. La paura serpeggiava ovunque al punto tale che tutti gli artisti, dopo l’11/9, annullarono tutti gli show programmati per quel periodo. Solo una band non lo fece: gli U2. La terza leg dell’Elevation Tour rispettò tutte le sue date soprattutto quella di iniziò e non subì nessuna variazione. Agli U2 toccava un ruolo difficile e cioè quello di riportare speranza e vincere la paura. Questa missione fu portata a termine in modo brillante ed ogni serata fu rivestita dalla portata del grande evento. Per certi versi, quest’ondata di concerti, come impatto e livello emotivo, è paragonabile alla seconda parte del tour in America dello Joshua Tree Tour. La prima data era fissata a South Bend, capitale dello stato dell’Indiana. Gli openers della serata furono i Garbage, band all’epoca sulla cresta dell’onda grazie al successo di due dischi: l’omonimo del 1995 e Version 2.0 del 1998. La registrazione della serata è di ottima fattura: la serata fu trasmessa in webcast sia audio che video sul sito u2.com in collaborazione con Tiscali. Si può trovare sotto il nome di The Irish In America. Finito il taped intro normalmente affidato a All You Need is Love dei Beatles, parte il concerto dei nostri. Si inizia con Beautiful Day, che vista la valenza storica della serata fu perfetta come avvio. Bono appare un po’ stanco ma si riprende immediatamente con il passare del tempo. Il legamento Until The End Of The World/New Year’s Day apre ad un’intensa versione di New York, la città martoriata dall’immane sciagura di un mese prima. Bono cambia leggermente le parole della strofa:

«Voci dal cellulare, voci da casa, è tutto ok baby o stai da sola, New York? Avevi un posto a New York»

e poi

«A New York, non puoi dimenticare come è forte la volontà di questa città»

ed infine

«Fanatici religiosi e politici non le appartengono».

Prima di Staring At The Sun, Bono conferma la diretta webcast del concerto:

«The Edge passa molto tempo in Internet ed ha organizzato personalmente la diretta per stasera. Gli ho chiesto quante persone vedranno il nostro show e lui mi ha risposto tutto il pianeta».

Dopo uno splendido snippet di Mally Malone durante Bad, è il turno di I Still Haven’t Found What I’m Looking For che ritorna fissa in scaletta in versione full band al posto di Bullet The Blue Sky, ritenuta dalla band inopportuna visto il difficile momento che stanno attraversando gli States. Bono riserva a One la più lunga introduzione del tour con un intenso monologo:

«La radice di tutti i problemi è la povertà. La povertà alimenta il carburante dell’odio del quale vivono i fanatici. Per vincere davvero questa guerra e vincerla sul serio occorre eliminare la povertà, questa è la mia preghiera. C’è un programma qui stasera a Notre Dame penso che si possa chiamare “Programma Ace”, dove le persone spendono due anni della propria vita, dove le persone non possano ricevere questo tipo di insegnamento, vorrei chiamare questo cambiamento il mondo. Vorrei pregare le compagnie farmaceutiche a togliere i propri diritti sul vaccino contro l’AIDS, io vorrei chiamare questo cambiamento il mondo. Vorrei che le nazioni più povere del mondo possano commerciare con l’Europa e gli USA, io vorrei chiamare questo cambiamento il mondo. Questa sera con noi abbiamo persone che hanno totalmente rovesciato il concetto di celebrità nelle loro teste. Si pensa sempre che le celebrità siano degli eroi. No, non siamo eroi siamo solo persone normali che amano quello che fanno. Grazie mille a tutti voi! Ci sono questa sera membri dei pompieri e della polizia di New York che sono venuti per vedere un concerto degli U2. Loro sono l’esempio di coraggio che davvero può cambiare il mondo».

Alla fine di One, furono intonate alcune liriche di Peace On Earth mentre il pubblico gridava a squarciagola «USA, USA, USA». La serata fu vista da oltre 5 milioni di persone in diretta.

24/10/2001 – New York – “Madison Square Garden”

Ed arrivarono le date più attese forse dell’intero tour: 3 concerti al “Madison Square Garden” di New York. La più grande del pianeta nella città più grande del pianeta, un binomio perfetto. Gli U2 arrivano nella Grande Mela, devastata dalle barbarie dell’11/9, e la prendono per mano, come nel 1987 fu l’America ad accompagnare la band dei 4 irlandesi. Furono 3 serate con una carica emotiva troppo forte e gli U2 diedero vita a delle performance dominata da un’energia pazzesca. Gli show andarono completamente sold out in poco tempo. Bagarini senza scrupoli vendettero ad alcuni malcapitati biglietti del costo fino a 300 dollari. Il bootleg della serata è di qualità audience e praticamente perfetto. Il nome della registrazione è This Time Will Pass. Avvio classico con Elevation e Beautiful Day. Quest’ultima presentò delle liriche leggermente cambiate da Bono che inserì un verso di Night And Day di Cole Porter:

«and you take me to another place, you can teach me New York, i know i’m not a hopless case..».

La prima chicca arriva subito. Quinto pezzo della serata fu Out of Control, accolto dall’ovazione del pubblico. In Kite, Bono si rivolge a Puff Daddy alterando leggermente le parole dell’ultima strofa:

«Last Of RockStar, when hip hop drove the big cars, Sean»

e

«The Last Of Rockstar, Sean Diddy drove a fast car».

Durante Sunday Bloody Sunday, Bono ricorda alcune buone notizie dall’Irlanda:

«abbiamo saputo che l’IRA ha deposto le armi e non tornerà indietro. Vogliamo ringraziare tutti gli uomini e le donne che hanno fatto questa scelta»

ed alla fine della canzone affermò:

«Ora siamo ritornati ai diritti umani, quello per cui vogliamo lottare».

Bono fece salire di frequente fans sul palco durante la serata, in particolare un ragazzo internamente ricoperto di tattoos celebrativi degli U2 ed una ragazza di nome Ruth che suonò con la band il classico dylaniano Knocking on Heaven’s Door. Prima di One, Bono paragonò la situazione di New York con quella di Dublino durante gli anni ’80:

«Quello che amo di New York è che nessuno guarda nessuno con sospetto. Anche se sei un musulmano, se sei un musulmano degno di tale nome, tu appartieni a questa città. Cattolici, Ebrei, Neri, Rockstar, Megalomani, venditori di arachidi sono un’unica preghiera. Facciamo di questo brano una preghiera. Quando questa polvere e questo male saranno passati, facciamo in modo che europa ed Usa facciano qualcosa per l’Africa poiché abbiamo visto cosa succede quando una nazione come l’Afghanistan implode. Immaginate se imponesse l’intera Africa. Dobbiamo fermare tutto ciò».

Durante il brano sul maxischermo scorrevano i colori del dipartimento dei pompieri di New York ed i nomi delle vittime del terribile attentato. Alla fine, il pubblicò, visibilmente emozionato nel vedere i nomi dei propri caduti, iniziò a gridare “USA USA USA”. Dopo lo show, Bono dichiarò che questa fu la più bella serata del tour.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary

Fonte | U2gigs

 

Articolo a cura di Nunzio Bisogno

Revisione a cura di Alessia Beltempo

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