di Marian Sandberg
Es Devlin, scenografa dell’iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour, ha lavorato a fianco di Ric Lipson – di Stufish Entertainment Architects – contribuendo con varie idee alla progettazione del tour, in una collaborazione che la Devlin definisce “davvero lunga, bellissima e completamente piacevole e che si prolungherà per due anni interi”.
Devlin ha collaborato con il direttore creativo degli U2, Willie Williams, nel 2009, quando lei era la designer delle luci per la leg teatrale statunitense del tour “Monster Ball Tour” di Lady Gaga per poi continuare a lavorare insieme, nel 2012, nel “Complicite’s The Master and Margarita” al Palais des Papes di Avignone, in Francia. “Abbiamo un’estetica e un approccio al lavoro simile da più punti di vista, e ad entrambi piace la collisione tra tipi [diversi di idee]. Willie mi ha contattata nel febbraio 2013, e ho iniziato a collaborare con lui insieme a Mark Fisher, Ric Lipson, Gavin Friday, Sharon Blankson, e Morleigh Steinberg. Willie ha descritto come diventare un membro del ‘comitato’ creativo degli U2”.
Con due aziende di design di prim’ordine al lavoro sul set, si potrebbe pensare che ci sarebbe stato dell’attrito, ma Devlin afferma esattamente l’opposto, facendo notare che la prima riunione del team creativo è avvenuta nel Marzo 2013 e “la chimica” (l’intesa ndr.) è stata [da subito] immediata. “Penso che ogni membro del team si sentisse a proprio agio e sicuro di sè, in grado di superare tutti i vari aspetti della progettazione con uno spirito completamente collegiale e solidale gli uni verso gli altri” ha detto. “Tutti disegnavano bozze; ognuno faceva i propri disegni per comunicare le idee. Il mio team ha progettato i modelli fisici. La squadra di Ric ha creato le animazioni e ha lavorato a stretto contatto con Tait sui disegni di costruzione. Tutti noi inserivamo [le idee e le bozze] in un taccuino, che [successivamente] è diventato la base per i contenuti video.”
Devlin afferma che uno dei giorni più belli, durante il lavoro di due anni, è stato quello in cui Williams, Lipson e lei si trovavano in una sala prove a New York mentre Chris Martin, dei Coldplay, e Bruce Springsteen stavano provando al piano inferiore, con gli U2, per un evento unico a Times Square. “Eravamo al piano di sopra tagliando, copiando, facendo collage, disegnando e dipingendo la bozza finale per la storyboard dello show” ha detto. “Il team di Kanye [West] venne a trovarci poiché anche loro dovevano esibirsi a Times Square, e John Mcguire, direttore dello show di Kanye, venne al piano di sopra e si unì a noi, tagliando e incollando: tutto molto ‘analogico’, umano e grandioso.”
Coinvolti nel processo di progettazione [ci sono] anche i quattro membri degli U2. Troppi cuochi in cucina? Non ancora. “E’ stato uno degli aspetti veramente gratificanti dell’avventura”, dice Devlin .”Loro e Willie hanno portato un progresso nell’arte [concettuale] degli spettacoli rock, capiscono la sua arte [materiale] e capiscono che lo spettacolo rifletterà la profondità del loro impegno con il suo design. Eravamo curiosi di ricalibrare la connessione tra l’artista e il pubblico in un’arena. Volevamo rispondere alla geometria di quest’ultima: [avevamo] tutto quello spazio ovale, [e studiavamo] come dare energia alla totalità dello spazio, in modo che l’atmosfera raggiungesse tutte [le persone] nell’edificio allo stesso [identico] modo.”
Guidare il processo creativo è stata l’idea [base] della band dietro al loro tredicesimo album, “Songs of Innocence”, il quale è stato scritto seguendo una tematica, come [se si trattasse di] uno sguardo indietro ai giovani membri della band, nell’Irlanda degli anni ’70. “Ancor prima di aver ascoltato l’album, abbiamo sentito la band parlare di questo [concetto]”, dice Devlin. “Abbiamo perfezionato il ‘manifesto’ dello show sino a [ridurlo] a due frasi: ‘Non posso cambiare il mondo, ma posso cambiare il mondo dentro di me’ e ‘Posso cambiare il mondo, ma non posso cambiare il mondo in me’. La prima frase è un verso del brano “Rejoice” del 1981, e descrive i sentimenti di un adolescente che vive con suo padre, che guarda fuori dalla finestra della sua camera da letto e si sente in grado di cambiare il mondo esterno – (quello) dei ‘Troubles’ degli anni ’80 in Irlanda – partendo [però] dal presupposto che mutando la propria visione psicologica interiore, [ciò] sarebbe stato più fattibile.”
Il secondo verso, Devlin dice, è una consapevolezza più moderna, “[esprime] come potrebbe sentirsi lo stesso cantante nel 2015, dopo aver scoperto che, di fatto, facendo qualche cambiamento tangibile nel mondo – tramite l’azione di
One.org e Red campaign – alla fine risulta essere possibile [cambiare il mondo], mentre la lotta psicologica interiore diventa più complessa. Lo spazio tra queste due dichiarazioni è il territorio [in cui si muovono e si sviluppano] l’album e lo spettacolo.”