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Un puzzle a forma U2

Inserito da on ottobre 25 – 08:00 Un commento | 493 visite

Credo che “Songs Of Innocence” sia l’album più commovente degli U2. Mi commuovo non solo nell’ascoltarlo, ma nel sentire e nel leggere cosa c’è dietro a queste nuove canzoni. La dedica e i ringraziamenti a Paul McGuinnes vanno ben oltre il rapporto di lavoro che è durato quasi una vita..dietro c’è amicizia, stima reciproca oltre ai ricordi che inevitabilmente si sono accumulati in oltre trent’anni di esperienze comuni. Tenere tra le mani il cd nella versione delude vuol dire scoprire anche le versioni acustiche che il cuore lo scuotono ben bene, così come quelle emozioni che si trasformano in lacrime e pelle d’oca che persistono molto più a lungo della durata della canzone. Ascolto e penso a tutto un mondo che va dall’interpretazione del pezzo, alla voce, agli strumenti e a cosa, invece, non è percettibile con il solo udito, come la storia personale di quattro ragazzi con un grande sogno nel cassetto e sono riusciti a realizzarlo.Certo non erano ragazzi comuni, avevano di certo una cosa in più: il talento.Il paragone con il passato a volte viene spontaneo, ma dovrebbe essere fatto con l’intento di osservare quanti e quali cambiamenti ci sono stati, non per fare una critica fine a se stessa. Credo non abbia molto senso neanche paragonare gli U2 alle band che oggi vanno per la maggiore tra i più giovani. La cosa bella ed apprezzabile degli U2 è di essersi sempre messi in gioco, sperimentando strade alternative senza mai pentirsi, convinti nelle loro scelte fino in fondo. Non so e non voglio fare paragoni, però ripensando al penultimo album, No Line On The Orizon, trovo molto commovente “Moment Of Surrender”, specialmente al ricordo dell’emozione di Bono durante gli ultimi concerti di Torino e Roma nel 2010. Canzoni come questa, come Song for Someone o Every Breaking Wave non riescono a lasciarmi impassibile, non solo per via della mia sensibilità, ma per l’abilità di Bono di colpire sempre nel segno, riuscendo a scuotere l’animo tenendolo aggrappato a se, anche quando l’animo non è il suo ma quello di tanti fan.

Achtung Baby è stato l’album del cambiamento, della svolta, quello che in assoluto mi ha fatto innamorare di loro; di quell’album renderei ogni canzone “patrimonio musicale dell’umanità”. Da “Even Better Than The Real Thing” a “Ultraviolet”, passando per “One”, considero Achtung Baby una pietra miliare, ma non per questo amo meno ciò che è venuto dopo, compreso Songs Of Innocence, che, al contrario, apprezzo ogni giorno di più. Ogni album ha una sua storia a sé, ha una ragione per esistere, un suo significato particolare, ben preciso. Impossibile pensare che siano solo “canzonette”, o altro di riduttivo. Sono pezzi di un puzzle chiamato U2, ognuno di essi è unico ed ha una sola ed unica collocazione. Per fortuna il puzzle non è ancora terminato, ci sono altri tasselli da creare e da inserire; tasselli che neanche loro, gli U2, ne conoscono esattamente la forma fino a quando non li hanno realizzati nello stupore generale, compreso il loro.

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