U2 The Joshua Tree Tour 2019

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I poeti dell’era moderna

Inserito da on giugno 8 – 09:00 | 744 visite

Ognuno di noi ha una sua qualità. Un suo pregio, qualcosa che riesce a fare meglio di un altro perchè è una cossa innata o perchè ci crede talmente tanto da dedicarci tutta la vita o i ritagli che la vita gli concede al di fuori degli impegni, dei grattacapi o dai doveri che ha deciso di assumersi. Giorno e notte. Un detto popolare dice che “nessuno nasce imparato” ed oggi mi sono resa conto di quanto sia vero. Oggi ho sbattuto la faccia contro la nuda verità che nulla cade dal cielo e che se non sei tu a muoverti, spesso, quasi sempre, nulla arriva come un dono. Anche quando pensi di avere una carta in più, di saper fare qualcosa meglio di un altro, anche in quel caso la bravura non basta per essere premiato.

Gli U2 sono bravi, questo è indubbio. Ed hanno quella marcia in più che li distingue da chiunque altro e che continua a far sì che siano i numeri uno. Ma non è tutto qui: la loro bravura l’hanno dimostrata in tre decenni che li ha visti da protagonisti trasformandosi e maturando come uomini e come artisti. Bono ha una voce inimitabile, e sa giocare con le parole con una tale maestria da creare brani capaci di smuovere le emozioni che un essere umano può provare. A volte, anzi, risveglia emozioni che non sapevamo di avere o che avevamo accantonato in qualche angolo della nostra anima. Ma Bono da solo non sarebbe arrivato dove è ora. Senza The Edge non ci sarebbe stata un’identica “Where The Streets Have No Name”, nè un’altra “Numb”. Allo stesso modo, senza Larry ed Adam certi suoni non sarebbero mai esistiti e noi ora saremmo fan di un altro gruppo, ma probabilmente non proveremmo una passione così forte. Loro quattro hanno quel qualcosa in più che va oltre la moda del momento, la scelta del giusto lancio pubblicitario o l’affidarsi ad un manager piuttosto che ad un altro.

Tra l’uscita di un album ed il successivo, ci interroghiamo su quali siano le scelte della band, su come stiano pensando di stupirci o se preferiamo nuove canzoni che ricordino quelle storiche oppure se rimarremmo più impressionati da scelte che rompono gli schemi, anche a rischio di non sapere più chi è quell’uomo che canta vestito con giacca e pantaloni di pelle.  E Pop ne è un esempio.

Sinceramente io non so come vorrei che fosse il nuovo album degli U2. Ciò che immagino è di alzarmi una mattina, di accendere la radio e di sentire come “new hit” una canzone dove la prima cosa che riconosco è la voce di Bono, poi la musica degli U2 (per seconda perchè non ho molto orecchio per il ritmo, il tempo e tutto ciò che dà vita ad un suono). Mi immagino di rimanere immobile in silenzio ad ascoltare attenta parole e ritmo. Mi vedo sorridere al pensiero che sono loro, che finalmente sono tornati e che da quel momento ogni mio momento libero verrà riempito con quella nuova sonorità che mi ricorda che l’attesa è finita e che la grande famiglia è tornata alla ribalta, pronta a mettersi in gioco ancora una volta. La poesia non è solo nelle parole di bono, ma in tutto ciò che nasce dalla sua vena artistica mista ad esperienza di vita. Il risultato da parte mia è il non riuscire a fare null’altro se non rimanere ferma ad ascoltare come incantata da un suono sempre nuovo, anche venisse ascoltato centinaia di volte al giorno.

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