U2 The Joshua Tree Tour 2019

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The Joshua Tree Tour 1987, gli U2 sul tetto del mondo

Inserito da on marzo 11 – 16:56 | 1.084 visite

Il The Joshua Tree Tour, partito da Tempe, Arizona il 2 aprile 1987, vide gli U2 esibirsi tra Nord America ed Europa per un totale di 109 concerti; inizialmente previsto nelle arene, visto il successo di vendite del disco, gli U2 suonarono, a partire dalla seconda fase, negli stadi. Furono suonate 44 canzoni. Red Hill Mining Town fu l’unica canzone del disco a non essere eseguita live. Tra le curiosità, ricordiamo l’esecuzione di alcune cover, tra le altre Help, Stand By Me, People Get Ready, C’Mon Everybody, e l’esecuzione di Lucille, canzone mai pubblicata dagli U2. Nunzio Bisogno ha selezionato per noi 9 concerti tratti dalle tre leg del The Joshua Tree Tour. Buona lettura!

 

Prima Leg – Nord America
1. 20/04/1987 – Los Angeles – “Memorial Sports Arena”

Il Tour di The Joshua Tree è iniziato da 16 giorni e gli U2 sono già all’apice del successo: primi nelle charts, i brani del nuovo disco sono in heavy rotation su tutte le radio ed i concerti sono tutti sold out. Dopo essere partiti da Tempe, in Arizona, ed dopo aver rodato per una decina di date, la band approda nella “Città Degli Angeli” per 5 memorabili concerti, dal 17 al 22 Aprile al “Memorial Sports Arena”, palazzetto con 16000 posti circa di capienza. Un posto con questa capienza iniziava già ad andare stretto per accogliere uno show degli U2. I biglietti andarono subito a ruba e si registrarono diversi casi di sciacallaggio ad opera di bagarini appostati lungo le strade limitrofe all’arena che arrivarono a vendere biglietti anche a 200 dollari. La serata più entusiasmante è senz’altro quella del 20 Aprile che prevede in scaletta ben due pezzi suonati con un ospite di eccezione: Bob Dylan. Per nostra fortuna, la registrazione, circolata sotto il nome di Joshua Tree Los Angeles, del concerto è di ottima fattura, pur essendo qualità audience (registrata dal pubblico).
Dopo l’open act dei Lone Justice, band capitanata alla voce da Maria Mckee che aveva pubblicato l’anno prima il loro best seller Shelter, inizia lo show dei nostri. Where The Streets Have No Name infiamma subito il pubblico californiano e prepara il terreno per I Will Follow ed I Still Haven’t Found What I’m Looking For (che era in prima posizione nella Billboard Chart) preceduta da un piccolo discorso di Bono, che riflette la “sbornia” dell’enorme successo che sta avendo la band:

«Che settimana per noi. Voglio i nostri dischi in radio, voglio le persone venire ai nostri concerti e vederci suonare. Tutto questo successo è qualcosa che ci permette di cantare insieme ma non vuol dire che noi abbiamo delle risposte in più a quelle che già avete. Ho una montagna di domande anche io».

La scaletta corre veloce con Bullet The Blue Sky, Running, Exit, In God’s Country e Sunday Bloody Sunday e la cover dello stesso Dylan Maggie’s Farm con lo snippet di Cold Turkey di Lennon. Dopo poco si arriva al momento più atteso. Bono introduce I Shall Be Released con queste parole:

«Siamo stati qui tempo fa con il “Conspiracy of Hope Tour” ed abbiamo saputo che Amnesty International ha raddoppiato i suoi sostenitori e questa è una grande cosa. Nel frattempo, abbiamo imparato gli accordi di “I Shall Be Released” ma io non ricordo chi l’ha scritta. Benvenuto Bob Dylan!».

ed il cantautore del Minnesota fa il suo ingresso sul palco tra l’ovazione del pubblico e parte subito il grande successo dylaniano. Bono sembra conoscere le liriche della canzone meglio del suo autore. Il pubblico va letteralmente in visibilio quando Bono inizia a cantare Knockin’ on Heaven’s Door, il classico per eccellenza di Bob, una versione lunga e per gran parte improvvisata con diversi duetti improvvisati di Bono e Dylan. Nel finale del brano il nostro frontman ringrazia il pubblico dicendo:

«Vorrei ringraziare tutti voi per essere venuti qui stasera. Quando ritorneremo a Los Angeles, vedremo altre migliaia di bands e sentiremo molte canzoni come “Knockin’ on Heaven’s Door”».

e ringrazia anche Dylan:

«Sarebbe bello averlo con noi per tutto il tour così potrebbe suonare e cantare con noi ogni sera».

40 chiude in maniera solenne una splendida esibizione degli U2.
Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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2. 29/04/1987 – Chicago – “Rosemont Horizon”
Gli U2, con il loro tour stanno scrivendo pagine di storia, approdano il 29 Aprile 1987 a Chicago per uno show al “Rosemont Horizon” (palazzetto attualmente noto come AllState). Davanti ai 17mila dell’Illinois, i nostri terranno uno dei concerti più intensi e passionali di tutto il tour e di tutta la loro carriera. The Joshua Tree sta ottenendo risultati strabilianti e la band due giorni prima di calcare il palco di Chicago ha ottenuto la prestigiosa copertina del Time, un privilegio riservato solo ai grandissimi (vedi i Beatles). Al “Rosemont” l’atmosfera è caldissima, i 4 di Dublino sono in forma a dir poco smagliante grazie soprattutto al prestigioso riconoscimento arrivato dal magazine di New York City. Altrettanto smagliante è la registrazione che ci è pervenuta ad oggi del concerto, audience recording di qualità superba, tra le migliori in assoluto di sempre per quanto riguarda la categoria “audience”. Il bootleg è stato denominato Rock’s Hottest Tickets (che è il titolo di copertina usato dal Time). Fin dalle prime note di Where The Streets Have No Name, è chiaro lo stato di grazia della band (come del resto per tutto il tour). Avvio di scaletta classico con I Will Follow seguita da Trip Through Your Wires e I Still Haven’t Found What I’m Looking For, preceduta come tradizione per tutto il tour da un’introduzione di Bono che questa volta in tono scherzoso, oltre a ringraziare pubblico, scherza sulla copertina del Time e sul successo abnorme che la band sta ottenendo:

«Abbiamo lavorato sodo in questi due anni ma non era strettamente necessario arrivare primi nelle charts ed avere la copertina del Time».

MLK precede The Unforgettable Fire dopo di che arriva uno dei legamenti storici, Bullet The Blue Sky e Running To Stand Still, in posizione più avanzata rispetto alle scalette suonate fin a quel momento. Durante Bullet Bono si scaglia contro il Presidente Reagan cambiando leggermente il testo originario ed urlando:

«A President Reagan comes up to me and I see these fighters plane»

Per la seconda volta nel tour, la band si esibisce con Springhill Mining Disaster, tipico canto irlandese dedicato alla terribile strage di Springhill. Mentre Bono è concentrato a cantare il brano, un gruppo di fans urla istericamente, Bono stoppa il brano ed ammonisce (scherzosamente):

«State zitti per un attimo? Basta urlare, non siamo i The Beatles, ok? Noi siamo gli U2»

Come Los Angeles, anche Chicago fu tappa del “Conspiracy of Hope Tour” del 1986 e Bono ricorda, in Pride, i risultati ottenuti dalla campagna a favore di Amnesty International. Chicca assoluta della serata fu l’esecuzione di Mothers Of Disappeared, che fece la sua terza presenza assoluta dal vivo. Si tratta di una rarità assoluta: fino ad oggi le performance full band di Mothers Of Disappeared sono solo 7 e tutte avvenute durante il tour di The Joshua Tree del 1987. Una serata storica, un must have per tutti gli appassionati dei concerti degli U2 e non solo.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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3. 15/05/1987 – East Rutherford – “Meadowlands Arena”
La prima della leg della tournée trionfale di The Joshua Tree, che sta portano gli U2 a macinare migliaia di chilometri per tutto il Nord America ed a registrare numeri da capogiro, arriva alle sue battute finali. Gli appuntamenti finali sono fissati in ben 5 concerti ad East Rutherford, New Jersey presso la “Meadowlands Arena” in grado di ospitare 20mila spettatori. Ovviamente tutti e 5 i concerti furono sold out, contando 102mila paganti al termine. Di questo concerto esistono due tipi di registrazione: la prima audience, anch’essa di buona fattura, circolata sotto il nome di Radio Edge e la seconda soundboard (presa diretta dal mixer di sala) di qualità eccelsa, che ha fatto la sua comparsa proprio di recente per la gioia dei collezionisti. Si tratta dell’unica registrazione soundboard apparsa finora della prima leg di questo tour.
Gli U2 ci regalano un’altra serata sublime con una setlist molto particolare e composta da 23 pezzi, la più lunga mai suonata fino a quel momento. Molti cambiamenti in setlist, soprattutto nell’ordine nei pezzi, usanza tipica degli U2 ogni volta che hanno più di una serata nello stesso posto. Un’altra particolarità di questo show è data dal fatto che fu il primo concerto in assoluto, di una serie di 20, ad essere registrato interamente da Jimmy Jovine per un possibile inserimento per Rattle And Hum. La performance inizia come sempre con Where The Streets Have No Name seguita da I Will Follow e la prima delle due esecuzioni di Trip Through Your Wires. Bono fece ripetere il brano a metà scaletta circa, dopo la cover di Eddy Cochran C’mon Everybody, poiché aveva ritenuto non soddisfacente la prima.

«Voglio rifare di nuovo “Trip Through Your Wires” perché penso che la prima volta l’abbiamo suonata una m***a».

In effetti The Edge aveva pasticciato un po’ invertendo un po’ le parti, cose che possono capitare alla fine di un tour comunque massacrante. Dopo la prima Trip, c’è People Get Ready, ove Bono recluta chitarristi dal pubblico per suonare la sua chitarra. Lo snippet di Gloria di Van Morrison durante Exit a questo giro fu sostituito da quello di Riders On The Storm dei Doors. Al concerto era presente anche Ali, moglie di Bono. A sottolineare la presenza della dolce metà del frontman, è il cambio delle liriche della strofa di C’mon Everybody. Bono cantò: «Well, i got my own baby and she’s sitting in front now good. Well she says i’m bad but she knows that i feel so good». Ottima versione di With Or Without You con un piccolo assolo di Bono con la sua chitarra acustica nel finale. Generalmente, un’atmosfera molto serena e rilassata quasi giocosa a tratti per questa serata. Ascolto decisamente consigliato.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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U2torrents.com – Radio Edge
U2torrents.com – Something Special in New Jersey (Soundboard)

 

Seconda leg – Europa
1. 12/06/1987 – Londra – “Wembley Stadium”

Il Joshua Tree Tour sbarca finalmente in Europa. Dopo le trionfali date inaugurali nel nostro paese (27/5 Roma, 29-30/5 Modena), gli U2 iniziano a girare per gli stadi europei. Nel palinsesto sono previste due esibizioni in un luogo a dir poco prestigioso: il “Wembley Stadium” di Londra. Wembley era stato il teatro dell’esibizione che aveva dato il la all’ascesa internazionale dei nostri il 13 Luglio del 1985 durante il Live Aid e che ora è sede di un vero e proprio concerto degli U2. I 144mila biglietti messi in vendita per le due date vanno immediatamente a ruba. Il dato è a dir poco impressionante poiché basti pensare che in questi due soli concerti gli U2 registrano un numero di presenze pari agli spettatori che avevano assistito a tutti i concerti precedenti tenutisi in UK (38 shows per l’esattezza). Per i due show erano previsti anche openers di eccezione: la seconda data quella del 13/6 fu aperta da Lou Reed (open act ripetuto anche durante lo Zooropa Tour per alcune date). La registrazione, nota con il nome di JT Wembley Stadium, della prima serata a Wembley, giunta a noi, è di qualità soundboard (l’unica con questa qualità di questa leg del tour), caratterizzata forse da un eccessivo riverbero sulla voce di Bono ma in generale l’equilibrio tra gli strumenti è ottimale. Il pubblico accolse la band con grande entusiasmo e calore che fu recepito in maniera perfetta della band, che risultò essere in forma a dir poco smagliante. Già dall’apertura con Where The Streets Have No Name si capisce che la band sente parecchio questo concerto ed in particolare Bono, che, come di consueto prima di I Still Haven’t Found What I’m Looking For si lancia in un discorso, caratterizzato sempre dalla sua splendida ironia:

«Mi piace ascoltare la radio e proprio ieri sera la radio stava passando un brano (riferendosi a I Still), mi piace proprio la radio. “Wembley Stadium” è una grande location ma gli U2 e voi sono più grandi di questo posto».

Il concerto corre veloce toccando punte di epicità con il “poker” tratto da The Joshua Tree: Bullet The Blue Sky, Running To Stand Still, Exit, In God’s Country intervallato da Sunday Bloody Sunday, nelle sue primissime con l’emozionante prima parte con Bono e The Edge in solo. Splendida versione di Bad con il rarissimo snippet di Biko di Peter Gabriel. Durante Pride, Bono ricorda la celebre performance del Live Aid:

«Solo due anni fa, suonammo qui, quel giorno fu fatto un grande lavoro nel nome dell’amore».

Pubblico in estasi. Un’altra prova di forza dei nostri e durante questo tour era una meravigliosa routine.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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2. 11/07/1987 – Rotterdam – “Feyenoord Stadium”

Altre serate storiche, da portare in auge, dello Joshua Tree Tour, furono senz’altro le due a Rotterdam presso il “Feyenoord Stadium”. Il 10 e l’11 Luglio 1987, spinti da un pubblico a dir poco scatenato ed eccitato, gli U2 tennero due shows memorabili. Ogni esibizione della band, in quel periodo era attesissima ed anche a Rotterdam le due date andarono completamente sold out (per un totale di 100mila biglietti venduti) in pochissimo tempo. Si narra che la band rimase molto sorpresa dal fatto che a Rotterdam il sold out fu raggiunto molto prima rispetto a Dublino, la loro città. La seconda data in terra olandese si svolse sotto un clima torrido (molto rado per una nazione come l’Olanda). Gli U2 sono al top e per la seconda data adoperano un sensibile cambio di scaletta, rispetto a quella “tipo” del tour. Il bootleg della serata è un audience, di buonissimo tipo soprattutto in relazione agli audience di quella leg, generalmente non proprio eccelsi nella qualità. Il nome della registrazione è C’mon Rotterdam. Lo show viene aperto con due covers, usanza tipica degli U2 ogni qualvolta che hanno la possibilità di suonare per più date consecutive nella stessa città : Stand By Me di Ben E. King e C’mon Everybody di Cochran seguite da I Will Follow e Trip Through Your Wires. Bono è molto reattivo ed interagisce parecchio con il pubblico:

«Cosa dire su questo posto? Qualcuno afferma che la migliore squadra di calcio europea proviene da questa città. Non so se hanno ragione o torto, ve lo dirò dopo questa serata. Normalmente giudico una squadra di calcio dal modo in cui i suoi tifosi accorrono quando c’è un evento nel proprio stadio. Tornare in questo Paese e nelle città di Rotterdam ed Amsterdam, è una bella sensazione per gli U2 poiché questa Nazione fu la prima in Europa a darci stop. Venimmo a suonare in un piccolo posto chiamato “The Milky Way” (15/10/1981, “Boy Tour“, ndr) e suonammo davanti a quasi 100 persone. Spero che quelle 100 persone siano tutte qui stasera. In ogni modo, siamo qui, stasera siamo 45-50mila persone ma per me è lo stesso ed ancora non ho trovato quello che sto cercando».

Voci dicono che dopo Bad, Bono era pronto per annunciare il prossimo brano in scaletta cioè Springhill Mining Disaster ma l’atmosfera gioiosa del pubblico ed i cori da stadio, costanti per tutto il concerto, fecero desistere lo stesso Bono dal presentarlo e dal suonarlo ed Adam attaccò immediatamente New Year’s Day. Bono dialoga parecchio con il pubblico ed in Pride si rivolge alle ultime file:

«Tutto ok voi li dietro

ma la risposta dell’audience si fa attendere.

«Ci vogliono sempre almeno 5 minuti prima che capiscano quello che tu stai dicendo»

e ripete la domanda ottenendo un fragoroso

«Yeahhh!».

Data fondamentale per la parte europea del tour che riconferma il “Vecchio Continente” come base portante del fandom U2.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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3. 08/08/1987 – Cork – “Park Ui Chaoimh”

L’ultima data della leg Europa del Joshua Tree Tour è programmata in Irlanda e decisamente a Cork. Come in America, i concerti hanno segnato numeri da capogiro: 1200000 biglietti venduti per una media di circa 40000 spettatori a show. Dopo essersi esibiti per due date al “Croke Park” a Giugno, gli U2 ritornano nel loro Paese per una serata esplosiva che capita proprio nel giorno del 26esimo compleanno di The Edge. Di ottima produzione, risulta anche la registrazione del concerto: un audience di buona qualità (non eccelsa) dal nome The Cork Connection. Il concerto inizia con Stand By Me e poco dopo il suo attacco Bono urla al microfono

“Happy birthday Edge!”

e costringe il nostro chitarrista a cantare alcune liriche della canzone. Come tradizione Stand By Me è seguita da C’mon Everybody e subito dopo da I Will Follow. La scaletta del concerto è decisamente unica rispetto a quella tipo. Per la prima volta nel tour non viene eseguita Where The Streets Have No Name ma fa il suo debutto in assoluto nel tour Out Of Control, che verrà poi ripresa più volte nella seconda tornata americana dei concerti. Il concerto continua con la solita enfasi e gli U2 sfoggiano una forza non indifferente nonostante un tour massacrante come quello del 1987. Tra Cork e gli U2 c’è sempre stato un legame molto forte e caloroso, e Bono sente molto questa serata ricordando:

«La prima volta che davvero mi sono sentito davvero parte di una band è avvenuto a Cork. Suonammo in un posto chiamato “Arcadia Ballroom” (tra il 1978 ed il 1980 si registrano ben 11 serate presso questo locale, ndr) e per la prima volta vidi la coda del pubblico per entrare nel locale e realizzai che fosse una cosa stupenda essere in una Rock&Roll band».

L’atmosfera del concerto era completamente rilassata e scherzosa, classica degli ultimi concerti. Molti giornalisti scrissero il giorno dopo che lo show di Cork fu decisamente migliore di quelli di Dublino. Durante People Get Ready, Bono presentò il chitarrista ospite fatto salire dal pubblico come di consueto durante questo brano:

“Lui afferma di chiamarsi Eamon Mitchell e dice che vorrebbe formare una rock band ma non trova nessuno che vorrebbe suonare con lui. Bene, ci sono qui stasera 50mila persona che vorrebbero da domani suonare in una band, ok? Questa è la città dove ci sono più bands che pubs. A Dublino sono tutti nei pubs”.

Quando Bono durante Sunday Bloody Sunday chiese al pubblico di cantare per Derry, Cork e Belfast, il pubblico rispose in maniera forte ed emozionante, tant’è che la reprise finale del brano durò il doppio rispetto alla normale durata. La festa riprende in maniera vigorosa. La moglie di The Edge, Aisling, era presente al concerto e durante Party Girl salì sul palco con una bottiglia di spumante, presentata dalla parole di Bono:

«Il miglior regalo di compleanno che Edge potesse ricevere è sua moglie Aisling».

Ed a concludere, quando Larry rimase da solo ad accompagnare i cori “How Long to sing this song” del pubblico, fu letteralmente travolto da centinaia di palline da ping-pong fatte cedere dalla crew dal tetto del palco. Larry scoppiò a ridere ed inizio a suonare i crash con i pugni prima di gettare le bacchette nel pubblico.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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Terza Leg
1. 28/09/1987 – New York – “Madison Square Garden”

Dopo la spettacolare leg europea, il tour ritorna in America per scrivere in maniera indelebile delle pagine importanti ed indelebili della storia della musica. I 50 concerti programmati per questa tornata saranno la ciliegina sulla torta di un anno epico enfatizzato poi dal docufilm Rattle And Hum, che uscirà l’anno dopo presso tutte le sale cinematografiche del mondo. Una delle tappe più significative fu la prima di New York presso il prestigioso “Madison Square Garden”, meta di show storici anche di altri artisti. Di qualità audience è il bootleg della serata (circolata con il nome di New Voice Of Freedom), di superba fattura e sicuramente tra le migliori di sempre della categoria. Alcuni dei brani suonati durante questa serata sono disponibili anche in qualità soundboard, provenienti dalla collezione Rattle And Hum Outtakes. Di recente è circolata anche una versione soundboard di questa serata. Fu eseguita la scaletta tipo del tour con 21 pezzi, con l’aggiunta di Spanish Eyes nel finale prima di 40. Chicca della serata fu l’esecuzione di I Still Haven’t Found What I’m Looking For con il coro gospel New Voice Of Freedom, versione ascoltabile in Rattle And Hum (versione CD), decisamente più trascinante rispetto a quella delle prove contenuta nel DVD. Il coro fu presentato (durante la prima esecuzione del pezzo senza coro) con delle splendide parole di Bono:

«Qualche giorno fa ad Harlem sentimmo delle parole familiari provenire da una chiesa, le parole erano “I Believe in the Kingdom Come, when all the colours will bleed into one”, mi fermai e dissi «Hey, queste sono le mie parole, queste parole le ho scritte io!». Entrammo nella chiesa ed i New Voice of Freedom stavano cantando la nostra canzone».

Durante Party Girl salirono sul palco i 25 coristi che iniziarono a cantare e ballare e Bono li presentò dicendo:

«Vi ho parlato di loro prima, ed eccoli. Loro sono i New Voice Of Freedom».

Tutto registrato e tutto rimasto immortale per le generazioni a venire. Bisogna ringraziare gli U2 di questo periodo che hanno rivoluzionato la musica mondiale.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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2. 01/11/1987 – Indianapolis – “Hoosier Dome”

Per spezzare un po’ la routine, cosa di cui la band evidentemente soffriva durante questa fase della tournée (sottolineata anche da The Edge in Rattle&Hum), gli U2 decisero di fare qualcosa mai vista prima: essere gli open act di loro stessi. Dopo i The BoDeans, gli openers ufficiali del concerto, fu annunciata una extra band chiama The Dalton Brothers. Erano gli U2, travestiti da goffi cowboy tamarri che eseguirono dei classici come Lucille e The Lost Highways prendendosi gioco del pubblico che non capì assolutamente chi si celava sotto quelle improponibili vesti. Ennesima prova della ridente ironia che è sempre stata una delle caratteristiche essenziali degli U2. Due ore dopo, salirono sul palco i veri U2 con uno show incendiario e tiratissimo. Buona la registrazione audience anche di questo concerto, che si trova sotto il titolo di Hoosiers. L’esibizione dei The Dalton Brothers è reperibile in versione soundboard (per l’audio) e di pro-shot per le immagini. Dopo With or Without You fu risuonata Lucille introdotta dalle parole di Bono:

«Ho conosciuto una band locale, i The Dalton Brothers, hanno un grande tiro. Conoscono solo tre accordi e quindi li suono»

ed attaccò con il brano. Si narra che dopo aver eseguito per la seconda volta Lucille, durante il concerto e vero proprio, qualcuno nel pubblico scoppiò a ridere, realizzando che quei famosi Dalton, esibitisi due ore prima, non erano altro che gli U2.

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3. 24/11/1987 – Fort Worth – “Tarrant Convention Center”

Il tour continua senza sosta e fa tappa nel Texas per due date a Forth Wort al “Tarrant Convention Center”, il 23 ed il 24 Novembre del 1987. Sembrerebbero due concerti come tanti ma nella seconda serata avvenne un episodio epico: gli U2 suonano un brano con BB King per la prima volta: con la leggenda del blues mondiale fu suonata When Love Come To The Town, che troverà poi posto nel successivo disco della band e che segna l’inizio di una strettissima collaborazione. Come tutti ben sappiamo, tutte le date del LoveTown Tour nel 1989 furono aperte dal compianto BB e la sua band e ci fu sempre un encore, composto da 4 pezzi, con gli U2. Per tutto il pomeriggio del 24 Novembre, fu provato strenuamente il brano (come visibile dal DVD di Rattle&Hum) e l’esibizione, come tutto il concerto furono registrati sia audio che video ma l’unica registrazione integrale dello show esistente è di qualità audience chiama Love In Town. La notizia che gli U2 stessero provando un brano nuovo con BB King arrivò immediatamente alle orecchie dei fans che erano in fila per entrare nel “Tarrant” mentre al suo interno si svolgevano le prove. La scaletta del concerto presenta delle sostanziali variazioni. Out Of Control sostituisce The Unforgettable Fire e Pride e suonata insolitamente subito dopo Exit in posizione molto avanzata rispetto al solito. La conferma che lo show fu registrato (e fa parte dei 20 concerti registrati da Jovine), sia audio che video, arrivò dalle parole di Bono prima di I Still Haven’t Found What I’m Looking For:

«Stasera stiamo registrando, c’è un camion parcheggiato qui fuori. L’uomo nel camion mi ha detto che ci sono più microfoni in fondo alla sala che manco sul palco».

Dopo il solo di Out Of Control, Bono rivolge un caloroso ringraziamento a The Edge presentandolo con calorose parole:

«Siamo orgogliosi di averlo con noi stasera. Dio lo benedica, Noi lo chiamiamo The Edge».

Nel rap di Bullet The Blue Sky Bono si scaglia violentemente contro gli evangelisti presenti nella TV americana accusati di sciacallaggio in nome della salvezza:

«Vedo Jerry Fallwell e lo so che lui sta guardando me, ho detto: «Jerry cosa vuoi da me? I miei soldi? Ora Roberts cosa vuoi da me? I miei soldi?». E vedo questa mano uscire dalla TV, entrare nelle case dei malati e degli anziani, aprire le loro borse, riempite dei risparmi di una vita. E vedo queste mani piene di dollari scomparire dietro la TV e queste potranno costruire cattedrali di vetro. F***i tutto questo! Non abbiamo bisogno di cattedrali di vetro da te che sei un’anima torbida».

I dubbi del pubblico su un’eventuale presenta di King furono risolti con la sua entrata sul palco, presentata come visibile nel DVD di Rattle&Hum. Ovviamente il tutto accolto da clamore e gioia.

Fonte | U2 Live: A Concert Documentary di Pimm Jal De La Parra

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Fonte | @u2gigs The Joshua Tree Tour

Articolo di Nunzio Bisogno

Revisione di Alessia Beltempo

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