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FROM THE SKY DOWN: la nostra recensione

Inserito da on ottobre 29 – 18:09 | 1.547 visite

 

Gli U2 sono qualcosa che ti cambiano la vita. Sono un sentimento sempre presente, tangibile.

Così tangibile che ho già la pelle d’oca quando sono ancora sul tram ascoltando Achtung Baby col mio I-pod diretto all’Auditorium.

Sceso alla fermata mi dirigo verso le scintillanti luci del Festival del Cinema di Roma dove c’è davvero tanta gente.

Giusto il tempo di ritirare i biglietti e mi avvio verso la sala della quale rimangono davvero pochissimi posti vuoti.

Si comincia a percepire una certa atmosfera densa e carica di emozioni, c’è un brusio carico di attese, un sussurrare quasi sacro.

Il documentario viene introdotto dal responsabile di turno mentre le luci calano e le emozioni salgono vertiginosamente.

Da quel momento sono 1 ora e 20 minuti di brividi senza interruzioni.

Il documentario è davvero ben costruito e si focalizza principalmente sulla crisi interna della band del periodo precedente ad Achtung Baby con molti aneddoti e davvero tanto materiale inedito.

Il regista Davis Guggenheim è riuscito a cogliere quello spirito dolce-amaro che contraddistingue gli U2 nell’immenso panorama della musica.

La storia della band degli ultimi anni ’80 e i primi anni ’90 è ricostruita sapientemente ed è intervallata da interviste recenti (della scorsa primavera) e da alcune prove che la band ha effettuato tornando agli Hansa Studios di Berlino 20 anni dopo Achtung Baby.

E’ davvero emozionante vedere quei ragazzi ormai uomini che risuonano canzoni come The Fly, Who’s Gonna Ride Your Wild Horses e So Cruel (tanto per citarne alcune).

Si comincia col il successo di “The Joshua Tree” e il successivo “Rattle & Hum” che poi ha usaurito artisticamente ed emotivamente la band a cui si aggiunge la famosa frase di Bono del 1989: “E’ finito qualcosa per gli U2 con questo decennio. Dobbiamo stare via per un po’ e sognare tutto da capo.”

Crisi artistica e familiare. Bono ed Edge raccontano la fine del matrimonio del chitarrista che ha iniziato ad incrinare i rapporti nella band creando molte tensioni e poi successivamente sono sopraggiunte le divergenze artistiche riguardo al futuro musicale della band.

A questo punto inizia il viaggio nella decandente e “dark” Berlino appena riunificata dopo la caduta del Muro.

E’ un periodo nero per la band mai così vicina allo scioglimento ma ecco che a questo punto arriva il miracolo che coincide col momento più emozionante del film (ma non l’unico, intendiamoci): la nascita di One.

The Edge recure una vecchia cassetta audio in formato .DAT ed è come se la band si mettesse a nudo.

Ascoltiamo una embrionale versione di Mysterious Ways dalla quale è nata per caso One.

Era successo. From the sky down. L’ispirazione è caduta dal cielo nella stanza dove stavano suonando gli U2.

E’ il punto di svolta della vita degli U2 e del film che da quel punto assume toni più positivi e ottimisti in un crescendo incredibile di emozioni e lacrime con le immagini della band al giorno d’oggi messe in parallelo con quelle di 20 anni fa.

E’ un fiume di emozioni fino agli ultimi minuti.

Ed è proprio quando finisce il film che comprendiamo i molteplici significati del titolo “From the sky down”.

Significa “dalle stelle alle stalle” ma riguarda anche il processo compositivo della band perché il fare canzoni è come costruire una casa partendo dal tetto e infine come già abbiamo accennato “From the sky down” è quel miracolo divino dell’ispirazione che cade dal cielo in una stanza, come un dono celeste, dove si sta facendo musica.

“From the sky down” non è un film sugli U2: è un film sull’essere gli U2, è il mettersi a nudo davanti al proprio pubblico è un atto di fiducia più totale nei confronti di chi sta guardando.

E’ come dire: “Si. Noi siamo proprio così come ci vedete.”

L’ultima frase di Bono è: “Per reinventarsi bisogna rifiutare completamente l’immagine che la band ha di sé…per arrivare a qualcosa di nuovo. E in mezzo c’è il nulla. Bisogna rischiare. Tutto”.

E’ un film destinato non solo ai fans grazie anche ad una ottima e sapiente regia a metà tra sogno e realtà.

Quando si riaccendono le luci parte un lungo applauso e ci sono tanti occhi lucidi e molte persone davvero commosse e toccate dalla proiezione.

Esco dalla sala e guardo intensamente il cielo notturno di Roma e in quel momento mi viene in mente che la foto promozionale del film riporta proprio Larry Mullen Jr. che guarda il cielo in cerca di quel qualcosa: From the sky down.

Gli U2 colpiscono al cuore sempre e comunque.

 

 

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